Il piano per la ripresa europea o "European Recovery Program" (ERP) fu uno dei progetti politico-economici americani per la ricostruzione dell'Europa dopo la Seconda Guerra mondiale. Era stato annunciato in un discorso del segretario di Stato statunitense, George Marshall, il 5 giugno 1947 presso l'Università di Harvard
Nelle scorse ore l'ex presidente del Consiglio e della Bce, Mario Draghi, ha presentato a Bruxelles il suo report di 400 pagine sulla competitività con l'obiettivo di fornire all'Unione Europea un nuovo slancio, permettendole di superare i freni strutturali che le hanno fatto perdere sempre più terreno nei confronti di Stati Uniti e Cina. Ora, ha spiegato, è tempo di cambiare, "oppure sarà una lenta agonia".
Le “ricette” di Draghi
Quali le ricette necessarie? "Se non riesce a diventare più produttiva" l’Ue sarà costretta "a scegliere e ridimensionare alcune, se non tutte, le ambizioni". L'iniezione di fiducia vale tra i 750 e gli 800 miliardi di euro all'anno. Come un doppio piano Marshall, nelle cifre dettagliate dall'ex premier, dal valore del 4,7% del Pil continentale. "Senza questi investimenti, il nostro benessere, la nostra società e persino la nostra libertà saranno a rischio", è stato il monito di Draghi che, dunque, apre la strada all'emissione di nuovo debito comune sul modello del Recovery fund. In definitiva, per l’ex premier italiano, la quota di investimenti “dovrà aumentare di cinque punti di Pil”, tornando ai livelli che non si vedevano dagli anni “1960-70”. Come successe con il celebre “Piano Marshall”, che risollevò l’Europa Occidentale dalle difficoltà in cui era precipitata con la Seconda Guerra Mondiale, che aumentò la quota degli investimenti di “1-2” punti di Pil.
Il Piano Marshall
Il Piano Marshall, ovvero il piano per la ripresa europea o "European Recovery Program" (ERP), fu uno dei progetti politico-economici americani per la ricostruzione dell'Europa proprio dopo la Seconda guerra mondiale. Era stato annunciato in un discorso del segretario di Stato statunitense, George Marshall, il 5 giugno 1947 presso l'Università di Harvard e consisteva in uno stanziamento di oltre 12,7 miliardi di dollari. In realtà poi l’ERP contemplò uno stanziamento di oltre 14 miliardi di dollari per un arco temporale di quattro anni. L’intento specifico era quello di agevolare una prima integrazione economica nel Continente, tanto che venne istituito anche l'Organization for European Economic Cooperation, un particolare organismo tecnico in cui i programmatori mandati dagli Usa cercarono di spingere gli europei ad utilizzare gli aiuti per iniziare un processo di trasformazione profondo e strutturale dell'economia dei rispettivi Paesi. Ma diversamente da quanto auspicato, la quasi totalità dei Paesi beneficiari chiese di poter utilizzare i finanziamenti forniti dall'ERP per l'acquisto di generi di prima necessità, prodotti industriali, combustibile e, solo in minima parte, macchinari e mezzi di produzione. Il Piano terminò nel 1952, come previsto sin da subito e, alla fine, consentì comunque all'economia europea di superare un momento di evidente crisi, favorendo una ripresa che già nel 1948 era evidente. I Paesi beneficiari, infatti, riuscirono a superare l'indice di produzione prebellico già nel momento in cui il flusso di aiuti era concluso.