Perché Draghi chiede 800 miliardi e difesa unica per l'Ue: i 5 punti chiave del rapporto

L’ex presidente della Banca Centrale europea Mario Draghi ha presentato assieme a Ursula von der Leyen l’atteso rapporto sulla competitività dell’Unione europea, perorando un ambizioso rilancio delle prospettive del blocco in campo di strategie industriali politiche. Abbiamo identificato nella sua proposta cinque punti chiave. Un "doppio piano Marshall" Draghi ha innanzitutto fissato in circa 800 miliardi di euro annui le necessità di spesa con cui l’Europa deve affrontare l’agenda per ristrutturare in profondità la sua competitività. L'ex banchiere centrale ha definito questa cifra paragonabile a quella di “un doppio Piano Marshall”, perché ammonta al doppio delle risorse stanziate nel piano di ricostruzione post-bellica del Vecchio Continente. Una nuova politica industriale Il secondo fronte riguarda le priorità per cui dovranno servire queste risorse. Per Draghi, innanzitutto, a plasmare una nuova politica industriale e di sviluppo che aiuti a rompere la triplice dipendenza del blocco manifestatasi negli anni scorsi: dalla Russia per l’energia, dalla Cina per i beni e i manufatti, dagli Usa per la Difesa. Nei settori critici, Draghi ha invocato un “principio di preferenza europea negli appalti”; ha proposto un ampliamento dell’ambizione europea nelle tecnologie per la decarbonizzazione, al fine di abbattere la dipendenza energetica del Vecchio Continente; ha sottolineato la necessità di puntare sull’innovazione aperta per rendere moderna e competitiva l’industria del Vecchio Continente; ha invitato Commissione e governi europei ad ampliare la spesa in Difesa spingendo sull’approvvigionamento europeo di munizionamento e dispositivi per le forze armate del blocco. Una svolta sulla concorrenza Draghi ha, poi, invitato l’Europa a darsi regole aggiornate ai tempi che corrono sulla concorrenza interna. Per l’ex presidente del Consiglio bisogna far sì che “le regole non diventino un ostacolo agli obiettivi europei”. In settori come la difesa, le telecomunicazioni, le tecnologie di frontiera la parola d’ordine dovrebbe essere, in quest’ottica, “consolidamento”. L’ex primo ministro italiano ritiene, infatti, che in molti settori la difesa dei campioni nazionali e l’idea che l’Europa possa vivere come somma di ventisette mercati differenti siano ormai antistorici. Draghi chiede di spostare i controlli sulle aggregazioni industriali da ex ante a ex post, per facilitare l’analisi da parte della Commissione sulle conseguenze di mercato effettive, e non previste, di ogni affare, specie in contesti ad alta volatilità e innovazione tecnologica. Debito e bilancio Al fine di finanziare, quarto punto fondamentale, le politiche di investimento e l’espansione del bilancio europeo, Draghi chiede, da un lato, una forte cooperazione pubblico-privato e dall’altro un rilancio della capacità dell’Europa di finanziare le sue politiche tramite l’emissione di un asset comune. Rendendo, di fatto, permanente la messa in comune del debito sostanziatasi nel 2020-2021 con la nascita della Recovery and Resilience Facility . Nella logica di Draghi, programmi come la costruzione di infrastrutture energetiche comuni o la Difesa del Vecchio Continente dovrebbero esser considerati “beni pubblici europei” di comune proprietà e, dunque, da finanziare in forma sovranazionale. Da integrare con contributi nazionali aggiuntivi al bilancio Ue o tasse a livello comunitario. La "politica economica estera" Infine, Draghi ha invitato a un cambio di paradigma sull’azione esterna dell’Ue, esortando i 27 a realizzare una politica estera coerente con l’obiettivo di vincere le sfide economiche del blocco. Soprattutto rompendo i vincoli di dipendenza sugli approvvigionamenti di materie prime strategiche, dal litio alle terre rare. L'Ue, nota Draghi, “dovrà coordinare accordi commerciali preferenziali e investimenti diretti con nazioni ricche di risorse, accumulare scorte in aree critiche selezionate e creare partnership industriali per garantire la filiera di fornitura di tecnologie chiave”. E, dunque, preservare la propria sicurezza. Riconosciuta come garanzia fondamentale per difendere la prosperità europea e dare slancio alla sua prospettiva futura.