Famiglie, ecco perché i genitori con figli a carico sono più pessimisti sul futuro. I dati

Economia
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Introduzione

Secondo uno studio presentato a Linkontro, evento sul largo consumo promosso dal gruppo Nielsen (Niq), in dieci anni la quota di nuclei italiani con figli piccoli calerà dell’11% a fronte di un aumento di coppie mature senza prole. A pesare sulla natalità è soprattutto la prospettiva di una diminuzione di reddito rispetto a chi non ha figli.

 

Come rileva l'Ufficio studi della Confederazione generale italiana dell’artigianato (Cgia), il calo demografico insieme al progressivo invecchiamento della popolazione causeranno una contrazione del numero di persone in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni): entro il 2034 saranno l’8,8% in meno con ripercussioni sulla produttività.

Quello che devi sapere

Culle vuote, c’entra il pessimismo?

  • In Italia si sta verificando un'invisibile ma, finora, inarrestabile, "emorragia" relativa al numero totale di famiglie che hanno figli a carico. È quanto emerge da un’analisi presentata nell’ambito di Linkontro, evento sul largo consumo promosso dal gruppo Nielsen (Niq), che individua tra le cause anche la percezione negativa che i genitori nutrono sul futuro. Ecco i risultati

 

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Culle vuote, c’entra il pessimismo?

I dati

  • Secondo lo studio illustrato durante l’evento, giunto alla 39esima edizione, entro il 2034 i nuclei con figli piccoli residenti nella Penisola caleranno dell’11%. L’analisi Niq stima un ribaltamento nelle proporzioni: per la prima volta, la quota di persone che decideranno di mettere al mondo uno o più bambini non basterà a soppiantare il numero di coloro che rimarranno senza

Le cause

  • A pesare sulla decisione di non avere figli è in primo luogo una preoccupazione di tipo economico. Rispetto alle attuali 6 milioni di famiglie italiane con figli, il 75% dispone di un reddito inferiore alla media nazionale

Conciliare famiglia e lavoro

  • Del resto, in Italia la nascita di un figlio costringe spesso almeno uno dei due genitori a diminuire il numero totale di ore lavorate. Una donna su cinque poi arriva alle dimissioni perché non è più nelle condizioni di conciliare la maternità con l’impegno professionale

Gli altri nuclei

  • Al contrario, l’analisi Niq rileva come la metà dei nuclei senza figli (7,5 milioni) abbia un reddito superiore alla media nazionale. Sale poi al 60% nel caso di coppie conviventi in età matura senza figli (12,2 milioni). Queste ultime sono destinate ad aumentare nei prossimi anni, complice il calo delle nascite e il progressivo invecchiamento della popolazione: +17% in dieci anni

L’impatto sulla produttività

  • Per le stesse ragioni, come calcola l’Ufficio studi della Confederazione generale italiana dell’artigianato (Cgia), nel prossimo decennio ad assottigliarsi sarà anche la quota di lavoratori: 3 milioni di unità in meno con il numero di persone tra i 15 e i 64 anni in calo dell’8% e riflessi negativi sulla produttività dell'economia nazionale

L’addio al lavoro dei baby boomers

  • Di fatto i giovani di oggi non saranno in grado di bilanciare l’uscita dal mercato del lavoro dei cosiddetti baby boomers, persone nate tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la metà degli Anni Sessanta. Dagli attuali 37,5 milioni, nel 2034 la platea totale di lavoratori scenderà a 34,5 milioni con il conseguente rischio di spopolamento di interi territori lontani dai centri urbani, soprattutto nel Mezzogiorno

Il divario nei consumi/1

  • Tornando allo studio Niq, il divario sulla ricchezza tra le famiglie con o senza figli è destinato ad allargarsi nel prossimo futuro. E la tendenza è già evidente nelle abitudini di consumo: da nord a sud, i nuclei con prole a carico rinunciano con maggiore facilità all'acquisto di frutta e verdura in favore di un cibo consolatorio, meno salutare. Come mostrano recenti dati Openpolis, quasi una famiglia su 10 (8,4%), non può permettersi di consumare pasti a base proteica ogni due giorni, cattive abitudini aggravate dalla scarsa educazione alimentare così come dalla qualità del cibo acquistato

Il divario nei consumi/2

  • Secondo lo studio, la discrepanza nei consumi tra le famiglie con o senza figli risulta evidente, inoltre, tra le corsie dei supermercati. Aumenta la quota di nuclei con figli che fanno la spesa nei discount in ottica di risparmio così come crescono le famiglie senza figli che selezionano prodotti di qualità fissando un budget di spesa maggiore (+20% in cinque anni). A calare sono invece i nuclei che optano per l’acquisto di prodotti di fascia media: -8%

Clima e pessimismo

  • Di conseguenza, nella sua analisi Niq rileva come le famiglie con figli a carico tendano a percepire negativamente il futuro a causa di preoccupazioni economiche. Al contrario i nuclei (giovani o maturi) senza figli guardano al domani con maggiore ottimismo. Al disagio economico si sommano poi altri fattori come il cambiamento climatico, guardato con crescente preoccupazione da chi vorrebbe investire sulla famiglia. Anche in questo caso il tema è visto con minore allarme da chi rinuncia ai figli e decide di concentrarsi in via prioritaria sulla crescita professionale

 

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