Baby pensioni, Inps certifica che 157mila persone incassano assegni da 40 anni: i dati

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Secondo quanto dichiara Inps, il totale delle persone che riceve una pensione di vecchiaia oppure anticipata equivale a una città grande come Perugia o Livorno. Di questi oltre 95 mila provengono dal settore privato, mentre poco più di 62 mila dal pubblico, che gode di assegni più ricchi.

 

La presenza delle baby pensioni è legata a quanto venne deciso negli anni Ottanta, quando si permise alle dipendenti pubbliche sposate con figli con almeno 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi di accedere alla pensione indipendentemente dell'età anagrafica. Una decisione che ha aperto una voragine nei conti pubblici e che costerà 2,4 miliardi di euro solo quest'anno. A chiudere definitivamente quella stagione sono state le riforme volute dal più recente governo Monti e dalla ministra del Lavoro Fornero, che hanno introdotto il sistema contributivo pro-rata per tutti

Quello che devi sapere

Chi riceve la pensione da almeno 40 anni

  • Sono oltre 157 mila le persone che ricevono una pensione di vecchiaia (o anticipata) da almeno 40 anni, ovvero dal 1984 o dagli anni precedenti: il dato emerge dagli osservatori dell'Inps sulle pensioni vigenti al primo gennaio del 2024, secondo i quali sono 95.045 per il settore privato e 62.034 per quello pubblico. Il totale è uguale a una città di media grandezza, come Perugia o Livorno

 

Per approfondire: Pensioni, incentivi a chi lavora fino a 71 anni per evitare il buco “baby boomers”. I dati

I dati

  • Secondo l'Osservatorio sul settore privato le pensioni con decorrenza prima del 1980 sono 18.717, liquidate quando negli Stati Uniti era presidente Jimmy Carter e in Italia era stato eletto da poco Sandro Pertini. L'età media al momento della liquidazione delle pensioni attualmente ancora in essere con una decorrenza prima del 1980 è di 52,3 anni mentre l'assegno medio mensile è di 1.020 euro. Per il settore pubblico sono in vigore da prima del 1980 13.311 pensioni di vecchiaia con un assegno medio di 1.607 euro al mese

I dati generali sulle pensioni

  • Se si guarda all'intera platea delle pensioni Ivs (vecchiaia, invalidità previdenziale e superstiti) in vigore dal 1984 o dagli anni precedenti tra pubblico e privato ci sono oltre 549mila assegni. Tra questi oltre 437mila si riferiscono al settore privato e quasi 112mila al settore pubblico

Cosa rientra e cosa no

  • In questa platea rientrano però anche l'invalidità previdenziale e le pensioni ai superstiti che possono essere state liquidate anche a persone molto giovani (nel privato per l'invalidità nel caso delle pensioni decorrenti prima del 1980 l'età media delle pensioni ancora in vigore è di 39,46 anni e di 36,23 per i superstiti). Non sono considerati invece gli assegni sociali e le invalidità civili

La ragione

  • I dati sulla vecchiaia sono legati alle regole per il pensionamento che si avevano negli anni Ottanta che hanno dato origine al fenomeno delle baby pensioni. In quegli anni era possibile per le dipendenti pubbliche sposate con figli con almeno 14 anni sei mesi e un giorno di contributi di accedere alla pensione indipendentemente dell'età anagrafica 

I costi

  • Il costo al momento per le sole pensioni di vecchiaia erogate tra pubblico e privato prima del 1980 è di circa 2,4 miliardi (numero di pensionati per la pensione media ricevuta) per quest'anno. Il costo nel tempo è stato molto alto dato che a fronte di 15 anni di contributi versati si ricevono assegni per circa 40 anni

La riforma successiva

  • La stretta è arrivata solo negli anni successivi, prima che il Governo Monti con la ministra del Lavoro Fornero introducessero il contributivo pro-rata per tutti, ma ha anche avuto un lungo periodo di assestamento, con la riforma Dini che ancora consentiva nel 1996 di lasciare il lavoro con 52 anni di età e 36 di contributi

La situazione oggi

  • E oggi invece? Secondo quanto emerge dal Monitoraggio sui flussi di pensionamento riferito al primo semestre 2024, circa la metà delle persone che vanno in pensione anticipata lo fa prima di aver compiuto 62 anni, mentre circa il 28% va a riposo prima di averne compiuti 60: secondo i calcoli, quindi, gli assegni di pensione anticipata con decorrenza prima dei 60 anni sono stati 27.962 su 99.707 pensioni anticipate complessive decorrenti nel periodo

Nel settore privato

  • Tra pubblico e privato, il numero più consistente è quello dei lavoratori dipendenti del settore privato, con 17.074 pensioni anticipate erogate prima dei 60 anni sul 33% del totale. Andando più nel dettaglio ad analizzare le pensioni anticipate erogate prima dei 62 anni, età soglia per potere accedere a Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi oltre a 7 mesi di finestra mobile nel privato e 9 nel pubblico) si nota come siano circa la metà delle anticipate: a influire è anche il peso legato all’età media delle pensioni anticipate

I dati settore per settore

  • Ad eccezione di quelle della gestione dei commercianti che hanno un’età media alla decorrenza di 62 anni, le altre pensioni anticipate restano ampiamente al di sotto: i dipendenti del settore privato vanno a 61,2 anni, i coltivatori diretti a 61,1, gli artigiani a 61,3 e i pubblici a 61,7. Se si guarda all’intero 2023, a fronte di 228.570 pensioni anticipate con decorrenza nell’intero anno ce ne sono state 62.267 erogate prima dei 60 anni (27,2% del totale) mentre circa la metà nel complesso (oltre 100mila) hanno riguardato persone con meno di 62 anni. A parte i dipendenti pubblici e i commercianti che avevano un’età media alla decorrenza delle anticipate rispettivamente di 62,2 anni e di 62,1 anni per gli altri l’età media è sotto i 62 con i dipendenti del settore privato a 61,1

 

Per approfondire: Pensioni anticipate, allo studio finestre d'uscita più lunghe: cosa sappiamo