Borse, venerdì nero tra panic selling e crollo Big tech. Male Asia, Europa e Wall Street

Economia
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Il colosso del chip Intel lascia sul terreno il 27%, dopo i risultati trimestrali sotto le attese e i tagli alla forza lavoro. Sui listini pesano i dati negativi sull'occupazione americana, i timori di recessione e l'incertezza sul taglio dei tassi da parte della Fed. Milano tra le peggiori d'Europa: Ftse Mib affonda a -2,55%. Spread in rialzo

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Un primo venerdì di agosto nero per i mercati finanziari che chiudono la settimana con forti perdite in tutto il mondo. Sulle borse serpeggia il "panic selling" tra timori di recessione e titoli tech in sofferenza. Ma andiamo con ordine. I primi segnali erano arrivati in mattinata dall'Asia con i listini appesantiti dalla prospettiva di un ulteriore inasprimento della Banca centrale del Giappone e dalle attese sullo stato di salute dell'economia Usa. Tokyo ha lasciato sul terreno il 5,8%, secondo maggior calo in un solo giorno della sua storia. In profondo rosso anche Hong Kong e Seul, mentre Shangai e Mumbai hanno limato le perdite. Seduta negativa anche per le borse europee: Francoforte -2,33%, Parigi -1,61%, Londra -1,31%. Milano a -2,55% è la peggiore insieme a Zurigo (-3,59%), con il Ftse Mib che scende a 32mila punti, il livello più basso da febbraio: Piazza Affari ha bruciato oggi 17,8 miliardi di capitalizzazione di Borsa, dopo i 21,8 miliardi andati in fumo ieri. Spread in risalita: il differenziale tra Btp e bund tedeschi si attesta oggi a 145,9 punti. In mattinata era di 141 punti.

Wall Street, Big tech in calo

Seduta in rosso anche negli Usa. Wall Street ha chiuso in perdita, con il Dow Jones a -1,52% e il Nasdaq a -2,43. Raffica di vendite sui titoli tecnologici: il sottoindice tecnologico (-5%) registra il calo maggiore in due anni. Tra i titoli crolla Intel (-26,06%) dopo il trimestrale sotto le attese e il taglio del 15% della forza lavoro. A pesare maggiormente sulle borse è però il dato negativo sul lavoro negli Stati Uniti con la disoccupazione in risalita al 4,3% (contro il 4,1% delle attese) e i timori degli analisti su una frenata dell'economia a stelle e strisce e il rischio recessione. Fattori di instabilità arrivano poi dall'incertezza sul taglio del tassi che pesa sulle banche e dalla crisi geopolitica in Medio Oriente. 

Peso messicano ai minimi da gennaio 2023

Le turbolenze sui mercati investono anche il Messico con il peso che ha aperto la seduta odierna in forti perdite, sotto pressione dei dati economici Usa e in attesa delle prossime mosse della Banca centrale del Messico. La valuta del Paese latinoamericano registra un decremento dell'1,05% e il tasso di cambio è quotato a 19,0388 unità per dollaro americano, ai minimi da gennaio 2023.

 

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