Mutui, qual è più conveniente tra tasso fisso, variabile e green? La tendenza

Economia
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Introduzione

In attesa dell'eventuale nuovo taglio dei tassi a settembre, il mercato si sta portando avanti. Il mutuo a tasso variabile è sceso e il fisso non registra particolari variazioni (seppure in leggero rialzo). Resta la tendenza a far pagare il mutuo green circa mezzo punto percentuale in meno rispetto ai tradizionali, a parità di condizioni.

 

E proprio per quanto riguarda il futuro patrimonio immobiliare italiano, secondo un report di Crif si potrà avere un aumento importante degli immobili in classe A, che attualmente sono solo il 4% del totale. Entro il 2030, con politiche ad hoc, si potrà raggiungere una quota del 14% nel 2030 e del 37% nel 2050 sul totale degli immobili.

Quello che devi sapere

La situazione dei tassi

  • La Banca centrale europea deve decidere su eventuali nuovi tagli di interesse. Per la fine del 2024 gli esperti del settore si attendono almeno due interventi, il primo tra un mese circa. Intanto, secondo MutuiOnline.it, il mercato si sta portando avanti, con il tasso variabile che è sceso e il fisso che non ha registrato particolari variazioni (seppur in leggero rialzo). E resta la tendenza a far pagare il mutuo green mezzo punto percentuale in meno di quello tradizionale

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Il tasso variabile

  • Secondo l’Osservatorio mutui di MutuiOnline.it, a oltre un mese dal taglio della Bce, il tasso variabile medio "gravita al 5,04% a giugno 2024, in calo rispetto al 5,15% di maggio 2024. Anche il miglior tasso variabile è in ribasso: si attesta al 4,53% rispetto al 4,64% del mese precedente. Per trovare un valore ancora più basso, bisogna tornare ad agosto 2023, quando era al 4,52%"

Il tasso fisso

  • Il tasso fisso, come accennato, mostra una leggera risalita, raggiungendo il 3,26% per i tassi medi e il 2,90% per il tasso migliore. E sempre secondo il sito specializzato in mutui, "la convenienza del tasso fisso rispetto al variabile si rispecchia nelle intenzioni dei mutuatari, che scelgono il fisso per la quasi la totalità delle richieste di mutuo nel 2024 (98,9%). E tanti chiedono la surroga per passare dal tasso variabile al fisso allo scopo di abbassare l’importo della rata mensile"

La portabilità del mutuo

  • La portabilità del mutuo, cioè la possibilità di trasferire il proprio mutuo presso un'altra banca con condizioni migliorative (e a costo zero), rappresenta il 33,6% delle richieste, in aumento dell'8% sul totale rispetto all’anno scorso. Sempre secondo il sito, l'aumento è "del 52% rispetto al 2022, l’anno in cui la Bce ha avviato le restrizioni di politica monetaria per frenare l’ascesa dell’inflazione nell’Eurozona. Questo si ripercuote inevitabilmente sulle erogazioni, in crescita del 26% sul totale rispetto all’anno scorso"

I mutui green /1

  • E per quanto riguarda il mutuo green? Secondo MutuiOnline.it, visto la possibile evoluzione del parco immobiliare italiano, i mutui green potrebbero arrivare a rappresentare dal 24 al 30% del mercato nel 2030 e oltre il 50% nel 2050. Parallelamente, "i finanziamenti per le ristrutturazioni green, per l’efficientamento energetico delle abitazioni, potrebbero aumentare fino al 40% alla fine di questo decennio e anche al 70% entro metà secolo"

I mutui green /2

  • La crescita dei mutui green non è solo dovuta a operazioni di marketing o di sensibilità degli istituti finanziari alle tematiche ambientali. Tale aumento è dovuto anche a ragioni di convenienza economica. Secondo il sito, se si guarda ai tassi medi dei mutui a 20 e 30 anni, "a giugno 2024 i mutui green si sono attestati al 2,89% contro il 3,26% degli altri nell’opzione fissa, al 4,55% contro il 5,04% in quella variabile". Insomma, mezzo punto percentuale in meno. Ciò si spiega con la maggior appetibilità sul mercato degli immobili a elevata efficienza energetica, che li rende più facili da rivendere, e a un prezzo più elevato, in caso di difficoltà in capo al mutuatario

Il report di Crif

  • In proposito, Crif (azienda specializzata in sistemi informativi di credito e business e nell'analisi di dati) ha spiegato in un report che il patrimonio immobiliare italiano si trova di fronte a rilevanti prospettive di evoluzione alla luce delle recenti normative europee sulla sostenibilità degli edifici. Il suo Osservatorio sulla sostenibilità di imprese, individui e immobili ha recentemente analizzato il processo di efficientamento energetico degli immobili italiani già in atto e gli scenari di sviluppo possibili in base a diversi fattori. In questo percorso, spiega l'azienda, gli incentivi governativi e la politica monetaria faranno la differenza nel raggiungimento degli obiettivi green posti dall’Ue. Inoltre, sarà importante il ruolo del settore bancario nell’indirizzare maggiormente i flussi di credito verso progetti e investimenti sostenibili

Gli immobili in Italia di classe A

  • Attualmente, spiega la ricerca, solo il 4% degli immobili residenziali italiani è in classe energetica A. Tuttavia, oltre il 40% degli immobili ristrutturati nel 2023 sono stati portati alla classe energetica A, mentre le nuove costruzioni sempre in questa classe superano il 90%. Un processo di efficientamento che, dunque, è già in corso

Cosa ci riserva il futuro

  • Per Crif, nello scenario più ottimistico, si potrà avere un aumento significativo degli immobili in classe A raggiungendo una quota del 14% nel 2030 e del 37% nel 2050 sul totale degli immobili. Le banche in questo senso possono svolgere un ruolo cruciale nel processo di transizione, facilitando la compravendita e la ristrutturazione di immobili green e più efficienti dal punto di vista energetico

Lo scenario... non ottimistico

  • E se non sarà tutto rose e fiori? Lo scenario intermedio per Crif contempla moderati sforzi per migliorare l’efficienza energetica, in linea con le tendenze in atto e supportati da incentivi paragonabili a quelli già in vigore, che porterà a un graduale miglioramento delle classi energetiche degli immobili, con la riduzione degli immobili di classe G al 13% e con immobili di classe A che coprono il 31% nel 2050 del totale degli immobili. Tuttavia, resterebbe una significativa quota di edifici appartenenti alle classi meno efficienti

Lo scenario peggiore

  • Nello scenario più avverso, la riduzione di immobili in classe G sarà limitata - nel 2030 rappresenteranno il 34% e nel 2050 il 29% del totale degli immobili - mentre la quota della classe energetica A migliorerà lentamente, passando al 6% nel 2030 e al 14% nel 2050. Insomma, come è chiaro, la vera partita si gioca sulla riqualificazione del patrimonio esistente: la stragrande maggioranza degli immobili realizzati fino agli Settanta è tra la classe F e quella G

Gli incentivi "generosi"

  • Ma attenzione, sottolinea MutuiOnline.it: "Sarà inevitabile adottare uno schema incentivante, anche se su questo fronte occorrerà affrontare il nodo delle risorse". Il riferimento è all'esperienza del Superbonus, che ha evidenziato "come la stagione degli incentivi generosi sia ormai alle spalle. Il ritorno del Patto di stabilità in Europa impone un controllo ferreo delle uscite pubbliche e gli stessi incentivi ai quali siamo stati a lungo abituati oggi vengono messi in discussione da ragioni di bilancio pubblico"

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