Ragazzi Neet, nelle città il 90% lavora in nero per emanciparsi dalla famiglia: i dati
EconomiaIntroduzione
Come evidenzia il rapporto “Lost in transition” del Consiglio nazionale dei giovani, la metà dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni, non inseriti in percorsi formativi o professionali, dichiara di essere indipendente dal punto di vista economico tramite lavori irregolari.
L’analisi distingue in particolare tra i giovani Neet che vivono nelle grandi città e gli omologhi residenti nelle aree interne: i primi risultano avvantaggiati per istruzione, interazioni sociali e propensione a "mettersi in gioco" per guadagnarsi da vivere.
Pisani (Cng): "Serve accompagnare i Neet verso formazione e occupazione di qualità"
Quello che devi sapere
I Neet e il lavoro nero
- L'immagine dei ragazzi Neet che passano le giornate sul divano non sembra essere del tutto vera. Come emerge dalla ricerca "Lost in transition" del Consiglio nazionale dei giovani (Cng), oltre 7 soggetti su 10 appartenenti alla categoria hanno svolto in Italia lavori in nero, quota che nelle città s'impenna fino al 90%. Ecco tutti i dati
Per approfondire:
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Chi sono i Neet
- I Neet, acronimo inglese di "Neither in employment nor in education and training", sono giovani tra i 15 e i 29 anni che, almeno sulla carta, non risultano inseriti in un percorso educativo, formativo o universitario, non lavorano né hanno intrapreso azioni di ricerca di impiego. Secondo le ultime rilevazioni Istat, in Italia i Neet includono una platea di 2,1 milioni di giovani, il 16,1% rispetto ad una media europea che nel 2023 si attestava all'11,2%
L'indagine
- La rilevazione del Cng, condotta insieme all'Istituto Ricerche Educative e Formative (Iref), calcola come il 74,8% abbia svolto "lavoretti" in nero nell'ultimo mese, dato che nelle aree urbane arriva all'88,9%. Circa la metà dei Neet residenti in città dichiara che tramite il lavoro sommerso ha raggiunto un'autonomia economica dalla famiglia
I Neet nelle aree interne
- La quota di lavoro nero tra i Neet residenti nelle aree interne scende invece al 53,6%, un dato che, secondo i relatori, dimostra differenze di come i giovani vedano la loro condizione occupazionale. I ragazzi che vivono lontano dai grandi centri tendono ad essere più dipendenti dalla famiglia e associano la mancanza di impiego al "mettersi in pausa" in un anno sabbatico
I Neet nelle città
- Al contrario i Neet "di città" interpretano la loro condizione attuale come un "mettersi in gioco" e i dati dimostrano come i giovani residenti nelle aree urbane si cimentino in attività sommerse come la compravendita online e si mostrino più ricettivi ad iniziative sociali e politiche del proprio territorio
Le differenze nel titolo di studio
- Secondo lo studio, la diversa condizione tra i Neet in base al luogo di residenza emerge inoltre sul piano dell'educazione con il 65,3% dei ragazzi che vivono nelle metropoli in possesso di almeno un diploma o una laurea, percentuale che crolla al 9,6% degli omologhi residenti nelle aree rurali. Per i relatori il dato sottolinea una "marcata disparità nell’accesso all’istruzione superiore tra le diverse aree del Paese"
Le interazioni sociali
- Ulteriori prove della differenza tra Neet residenti nelle aree metropolitane o in quelle interne emergono dalle interazioni sociali: i primi incontrano gruppi di pari quasi ogni giorno in oltre il 72% dei casi, venti punti in più rispetto agli omologhi che abitano lontano dai grandi centri urbani. Analoghe differenze si registrano nell'attività sportiva quotidiana (59,3% contro 34%) e nel tempo trascorso giocando ai videogiochi (58,8% contro 35%)
Le motivazioni
- Per 1 intervistato su 3 la condizione di Neet è vissuta come un'esperienza di "pausa sabbatica" (29,9%). Mentre una quota imputa la condizione alla necessità di collaborare al sostegno familiare (20,5%) o alla mancanza di risorse finanziarie (13%)
La formazione
- Sul versante della formazione, quasi la metà dei Neet intervistati si mostrano interessati ad intraprendere un'attività legata al proprio percorso di studi o ad apprendere un nuovo mestiere. Un'altra metà è invece divisa tra chi ha scelto di prendersi una pausa sabbatica e chi nutre sfiducia negli sbocchi futuri di un percorso formativo
La proposta
- Per Maria Cristina Pisani, presidente Cng, "è cruciale che le politiche pubbliche riconoscano queste differenze e adottino approcci personalizzati per supportare efficacemente i Neet e accompagnarli verso una formazione e un’occupazione di qualità". E sulla distanza tra ragazzi delle aree urbane e di quelle rurali aggiunge: "Occorre ragionare sulla necessità di interventi mirati per fornire opportunità concrete e costruire reti di supporto adeguate per ciascuno. È necessario lavorare per promuovere politiche che valorizzino l’iniziativa dei giovani, offrendo loro gli strumenti e le risorse necessari per costruire un futuro più stabile", spiega.
Per approfondire:
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