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Tasse, costi e pensione, come funziona la previdenza complementare

Economia

Lorenzo Borga

Le pensioni pubbliche saranno sempre più basse. Come evitare la povertà in vecchiaia? Una soluzione possono essere i fondi pensione, tenendo conto dei rischi e dei costi. Guarda il video

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Per i ventenni e i trentenni la pensione pubblica oggi pare un miraggio. Sarebbe strano il contrario, visto il bombardamento di notizie su quanto povero e in là con gli anni sarà l’assegno previdenziale pubblico. Ma della propria pensione bisognerà occuparsi, per evitare di ritrovarsi in difficoltà dopo quasi cinquant'anni di lavoro.

Pensioni: le stime allarmanti

Le stime del Ministero dell'economia sono allarmanti: prevedono un assegno pensionistico destinato ad assottigliarsi sempre più e avvicinarsi pericolosamente alla metà dell’ultimo stipendio. Una soluzione da tenere in considerazione – tra le tante – può essere allora la previdenza complementare.

Cos'è la previdenza complementare

Si tratta in sostanza di una pensione “privata”, che si può accumulare nel corso degli anni per andare a integrare l’assegno dell’Inps. Come? Mettendo da parte una porzione del proprio reddito anno dopo anno. Capitali che si potranno mettere a rendita in uno degli oltre 300 fondi di investimento specifici per questa forma di risparmio. I soldi che risparmiamo anno dopo anno in questo modo potranno fruttare dei rendimenti che al momento della pensione tra 20, 30, 40 anni ci potranno permettere una vita più agiata.

Lo sconto fiscale dei fondi pensione

Lo Stato incentiva questa scelta attraverso uno sconto fiscale: i risparmi che si destinano in un fondo previdenziale fino a poco più di 5.000 euro all'anno saranno tassati al momento della pensione al massimo al 15 per cento (dipende da quando vi siete iscritti a un fondo di previdenza complementare). A differenza di quanto accade in busta paga, in cui le imposte possono arrivare fino al 43 per cento per i redditi più alti. Se lavorate nei settori che lo prevedono, investendo nei fondi di categoria potreste anche ricevere un contributo aggiuntivo dell’1-2 per cento dello stipendio dal vostro datore di lavoro. E per i lavoratori dipendenti c'è anche l'opzione di destinare al fondo pensione il proprio Tfr.

Previdenza complementare, occhio ai costi

Ma attenzione anche ai rischi, che non mancano. Prima di tutto si tratta di investimenti che, per quanto regolati e controllati dalle autorità di competenza, sono sempre a rischio. Nel 2022, anno orribile per gli investitori, i fondi previdenziali hanno perso in media più del 10 per cento per poi recuperare parzialmente l’anno dopo. Per questo va scelto con attenzione il proprio profilo di rischio. Poi attenzione perché i soldi destinati alla previdenza complementare non li potrete utilizzare per altri scopi, se non in casi eccezionali come l'acquisto di una casa o cure mediche. Per riaverli indietro dovrete attendere dunque la pensione. E infine occhio ai costi: i fondi meno efficienti possono arrivare a costare anche 5-6 volte di più rispetto a quelli più economici, soprattutto tra i cosiddetti PiP, con un impatto veramente significativo sul vostro capitale dopo decenni di investimento e commissioni pagate negli anni che possono perfino superare ciò che vi rimane in tasca. Investendo 5.000€ all’anno per 40 anni nel fondo più economico (0,06 per cento) si può stimare di avere in tasca alla fine 720mila €; ma se avessimo invece investito nel fondo più costoso (3,44 per cento) il risultato sarebbe stato solo di 270mila €. Meno della metà!

Meglio partire subito

Ma al netto di questi rischi, i più previdenti saranno premiati. Come ogni investimento, se pensate – dopo un’attenta riflessione – che la previdenza complementare faccia per voi prima si parte e meglio è: anche soli 5 o 10 anni di attesa per l’iscrizione possono ridurre i risultati finali di un terzo. Meglio allora pensarci subito piuttosto che rimpiangere la scelta dopo cinquant'anni di lavoro.