Introduzione
Il board della Banca ha deciso per la linea della prudenza: nessuna nuova sforbiciata dopo quella di giugno (-25 punti base), che aveva interrotto il ciclo di rialzo iniziato nel 2022. "Non siamo vincolati ad un particolare percorso dei tassi", ha messo in chiaro la presidente della Bce Christine Lagarde. Però precisa: "Siamo completamente aperti" a un calo alla fine dell'estate. Dipenderà anche "dai dati sulle proiezioni di giugno e settembre".
Per ora il tasso sui rifinanziamenti principali resta quindi a 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Se è vero che l'inflazione sta scendendo (a giugno è passata dal 2,6% al 2,5%), l'obiettivo del 2% è ancora lontano e il quadro generale è troppo incerto per procedere a un allargamento deciso della politica monetaria: i prezzi dei servizi, sotto pressione per le vacanze, restano elevati, così come le spinte per gli aumenti dei salari.
Quello che devi sapere
Bce, nessun taglio dei tassi. Si guarda a settembre
- Nessun nuovo taglio dei tassi. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha confermato le previsioni degli analisti. Quello sui rifinanziamenti principali resta quindi al 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Adesso si guarda a settembre. "Siamo completamente aperti" a un taglio alla fine dell'estate, ha detto Lagarde. La decisione di non muoversi ancora, ha spiegato, "è stata unanime, e unanime è anche la determinazione ad essere dipendenti dai dati e decidere di riunione in riunione, senza vincolarci a un percorso dei tassi"
Per approfondire: Inflazione nell'Eurozona, a giugno 2,5%: lieve calo rispetto a maggio
Sull’estate della zona euro domina l’incertezza
- Sull’estate nella zona euro domina infatti l’incertezza e la linea scelta è quella della prudenza. È vero che l’inflazione è in calo continuo – a giugno è scesa dello 0,1%, passando dal 2,6% di maggio al 2,5% - ma l’obiettivo rimane sempre quello del 2%. E i segnali non sono del tutto confortanti. "Le pressioni interne sui prezzi restano alte, l'inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l'inflazione complessiva rimanga al di sopra dell'obiettivo fino a gran parte del prossimo anno", ha scritto la Bce nel comunicato che spiega la decisione di mantenere i tassi invariati
Bce: "I nuovi dati confermano le valutazioni sull'inflazione"
- Il board della Banca resta quindi "determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell'inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine" e fa già sapere che "manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario" a raggiungere il risultato. Come detto anche da Lagarde, "per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati" e in particolare - si sottolinea - "le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell'inflazione di fondo e dell'intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi"
L'andamento dell'economia
- La situazione potrebbe essere migliore se almeno i dati sull’andamento dell’economia fossero più incoraggianti. Non è esattamente così: la produzione industriale cala mentre il Pil resta in espansione. È un quadro che lascia orientate alla cautela anche le Borse. Insomma, tutto troppo incerto per dare il via a un vero e proprio allentamento programmato della politica monetaria. Meglio valutare di volta in volta, in occasione di ogni riunione, il da farsi
Il taglio di giugno 2024
- Non sorprende quindi che la Bce abbia scelto di andarci piano, come aveva già promesso lo scorso giugno Lagarde, quando aveva annunciato un taglio d’interesse di 25 punti base. Non succedeva da quando era cominciato il ciclo di rialzo a luglio 2022
Il rischio di dover fare retromarcia
- Il rischio che il board della Banca non vuole correre è di regalare aspettative troppo alte per poi dover fare retromarcia tra qualche mese. Del resto i governatori non sentono la fretta di un secondo taglio, anche perché il credito all'economia si sta riprendendo: l'ultimo sondaggio trimestrale sui prestiti bancari, pubblicato qualche giorno fa dallo staff Bce, vede una domanda di prestiti per le famiglie in rialzo per la prima volta dal 2022. Per le imprese resta ancora in calo, ma è più moderato rispetto al trimestre precedente. Per gli analisti è il segnale che l'economia proseguirà nella sua ripresa, ancorché lenta e piena di insidie
Inflazione al 2% nella seconda metà del 2025: le previsioni
- Gli analisti si aspettano però una nuova sforbiciata a settembre, a tre mesi dall’ultimo taglio, ancora una volta di 0,25 punti. Quando finirà l’estate saranno infatti disponibili le nuove stime macroeconomiche. Attualmente si prevede che l'obiettivo dell’inflazione al 2% possa essere centrato nella seconda metà del 2025. Così la pensa anche Lagarde, secondo cui prima di allora l'inflazione continuerà a "fluttuare". Se dovesse spostarsi, la pausa si allungherebbe molto probabilmente fino a dicembre. Ma a dire il vero non è uno scenario su cui gli economisti scommettono
Cosa succede negli Stati Uniti
- Intanto, negli Stati Uniti, la Fed si avvicina all'inversione di rotta. I dati sull'inflazione hanno sorpreso al ribasso la scorsa settimana, quando è scesa al 3% per la prima volta dal 2021, aprendo la strada a un primo taglio forse già a settembre e, nelle speranze dei mercati, ad altri due tagli entro l'anno.
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