Introduzione
Il Meccanismo europeo di stabilità, noto anche come Fondo salva Stati, è un organismo comunitario che serve a prestare soldi ai Paesi membri in difficoltà in cambio di un programma di aggiustamento macroeconomico. Da sempre osteggiato dal centrodestra, in questi giorni si torna a parlare della ratifica della riforma del Mes, che aggiunge all'organismo nuove funzioni oltre a quelle inizialmente previste.
L'unico Paese a non aver ancora ratificato le modifiche è proprio l'Italia. Fermo restando che attivare il Mes non ne rende obbligatorio l'uso, così facendo Roma blocca di fatto tutti gli altri Stati membri dal godere delle nuove funzioni del Mes. Ma la maggioranza non è intenzionata a fare sconti.
Quello che devi sapere
Cos'è il Mes e a cosa serve
- Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), noto anche come Fondo salva Stati, è stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano del 2010. Istituito nel 2012 con trattato intergovernativo, serve a concedere a condizioni prestabilite assistenza finanziaria ai Paesi membri in difficoltà a finanziarsi. In cambio dei prestiti, è previsto un programma di aggiustamento macroeconomico, "riforme draconiane" secondo i critici. Criteri più leggeri sono richiesti invece per le linee di credito precauzionali, per Stati colpiti da choc avversi ma in condizioni finanziarie sane
Per approfondire
Il no dell'Italia alla ratifica del Mes: cosa hanno detto Giorgetti e Salvini
Le origini del Mes: il 2010
- Per scoprire le origini del Mes bisogna tornare indietro ai primi di maggio 2010. All'epoca, sull'onda dell'emergenza determinata dalla crisi del debito sovrano greco, l'Ecofin aveva deliberato la creazione di due strumenti temporanei di assistenza per gli Stati membri della zona euro in condizioni finanziarie critiche: il primo era il Fondo europeo di Stabilità finanziaria, il secondo era proprio il Mes. L'operatività di entrambi era stata pensata per durare tre anni con risorse complessive pari a un massimo di 500 miliardi di euro. Ma è nel Consiglio europeo dell'ottobre 2010 che si è cominciato pensare a uno strumento unico che sostituisse quelli temporanei per gestire la crisi economica dell'eurozona
L'istituzione del Mes nel 2012
- Ed è così che il 2 febbraio 2012 viene ufficialmente firmato dagli allora 17 Stati membri (a cui si sono aggiunti Lituania e Lettonia) il trattato che istituisce il Meccanismo europeo di Stabilità. Il fondo è pari a 704,8 miliardi, cui l'Italia contribuisce con il 17%. Il Mes è infine diventato operativo l'8 ottobre 2012. In Italia il disegno di legge che lo ratifica viene presentato in Senato il 3 aprile 2012, due mesi dopo la firma del trattato. Il voto favorevole di Palazzo Madama arriva il 12 luglio 2012, mentre l'approvazione definitiva viene data dalla Camera una settimana dopo, il 19 luglio
La riforma /1
- Negli anni il Mes è sempre rimasto un nodo da sciogliere, con gli Stati membri quasi mai in accordo sulle modalità di utilizzo. Proprio per questo motivo si era pensato a una riforma del Meccanismo, ma l'emergenza coronavirus ha costretto a continui slittamenti. Prima che la pandemia rivoluzionasse l'agenda di tutto il mondo, con la riforma il Mes avrebbe dovuto acquisire nuove funzioni e nuovi poteri: fra essi, il fatto che potesse fare da "backstop" rispetto al Fondo di risoluzione unico, un fondo finanziato dalle banche dei 19 Stati dell’Eurozona che ha l'obiettivo di risolvere le crisi bancarie. Sostanzialmente, se il Fsr esaurisce i fondi a disposizione, il Mes potrà prestare le risorse necessarie
La riforma /2
- In sostanza, da strumento di assistenza agli Stati, il Mes con la riforma può entrare in gioco anche nelle crisi bancarie, passaggio centrale per completare l'Unione bancaria. Si prevede tra l'altro che il Meccanismo possa fare da mediatore tra Stati e investitori privati, nel caso servisse la ristrutturazione di un debito pubblico. La riforma del trattato è stata firmata dai Paesi membri del Mes nel gennaio 2021. Ma attenzione: non è ancora entrata in vigore. Per diventare effettiva deve essere ratificata dai parlamenti di tutti gli Stati membri dell’organizzazione
Lo stallo
- Nel dicembre 2022, Berlino ha dato il suo via libera alla ratifica del fondo salva Stati, lasciando isolata l'Italia, che è rimasta l'unico fra i Paesi della zona euro a non aver approvato la riforma. Ma per far decollare il Meccanismo, l'unanimità è necessaria. Il governo italiano deve quindi decidere se ratificare il trattato, rimangiandosi la contrarietà e i dubbi di tutti i partiti della maggioranza, o rifiutare e mandare al macero un testo già approvato da tutti gli Stati europei. Il centrodestra ha sempre espresso forti riserve e di fatto Roma continua a rimandare la ratifica della riforma
Chi ne ha usufruito
- L’Italia è il terzo Paese dopo Germania e Francia che contribuisce al Mes con oltre 17 miliardi versati. Dei venti Paesi azionisti del Mes, cioè i Paesi che hanno adottato la moneta unica, Roma è l’unico a non avere ancora ratificato il nuovo trattato. Lo hanno invece fatto Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e Spagna, che in questi anni hanno utilizzato i fondi del Mes
E se non viene approvato?
- Cominciamo col dire che non c'è una scadenza per l'attivazione del Mes e una sua eventuale ratifica non ne implica l’uso automatico. Ma se l’Italia non lo approva, impedisce anche agli altri Paesi dell’Eurozona di poter godere, in caso di necessità, delle nuove funzioni del Meccanismo. Dopo il no a fine 2023 del parlamento, lo stallo si ripropone quindi in questi giorni con il rischio di un isolamento in Ue per il nostro Paese. Ma questo non preoccupa la maggioranza, che con il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha messo in chiaro le cose: "Non serve all'Italia, è un'altra follia europea. Ratifica? No, mai". Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, poi, ha spiegato che "introdurre il tema della ratifica del Mes in questo momento", come accaduto giovedì a Lussemburgo tra i ministri dell'Eurozona, è come "buttare un po' di sale sulla ferita e quindi improprio". Il riferimento è al trattamento riservato all'Italia nel confronto sul rinnovo dei vertici Ue. Ma più in generale, ha aggiunto Giorgetti, "il Parlamento non è nelle condizioni di approvare" il trattato rivisto del Mes e "non lo approva". "A breve non è possibile, a lungo dipende se cambia", ha concluso
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