Tax Freedom Day, scatta oggi 3 giugno il "giorno di liberazione fiscale": cosa sapere

Economia
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Introduzione

"In linea meramente teorica, da oggi 3 giugno lavoreremo per soddisfare i nostri bisogni e non più per pagare le tasse, le imposte, i tributi e i contributi sociali previsti nel 2024”. Si tratta, ha spiegato l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, di “un gettito che per l'erario dovrebbe garantire 909,7 miliardi di euro". Ecco, in sostanza, in cosa consiste il "tax freedom day".

Quello che devi sapere

Il "giorno di liberazione fiscale"

Da oggi, lunedì 3 giugno, scatta il “tax freedom day” o "giorno di liberazione fiscale". Si tratta della data a partire dalla quale i soldi guadagnati non vanno più al fisco per pagare le tasse e che coinvolge tutti, dalle partite Iva ai lavoratori dai dipendenti ai pensionati o alle imprese. A dare conto dei dati relativi a questo traguardo, seppur simbolico, è l'annuale elaborazione effettuata dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre

Il gettito per l'erario

"In linea meramente teorica - scrive l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese - da oggi lavoreremo per soddisfare i nostri bisogni e non più per pagare le tasse, le imposte, i tributi e i contributi sociali previsti nel 2024”. Si tratta, viene spiegato, di “un gettito che per l'erario dovrebbe garantire 909,7 miliardi di euro. Risorse che sono indispensabili allo Stato per far funzionare le scuole, gli ospedali, i bus, i treni, gli uffici pubblici e per pagare le pensioni, gli stipendi agli statali e ai dipendenti degli enti locali. In altre parole, sono soldi che le Amministrazioni pubbliche prima incassano, poi investono nei servizi, nel welfare, nelle infrastrutture sociali ed economiche per migliorare la qualità della vita di ognuno di noi"

Il gettito per l'erario

Il carico fiscale sugli italiani

Per non essere fraintesi, sottolinea però la Cgia, “ancorché il giorno di liberazione fiscale non costituisca un principio assoluto, questo esercizio dimostra empiricamente quanto sia eccessivo il carico fiscale che continua a gravare sugli italiani”

La pressione fiscale

Ma ecco tutti i dati elaborati dalla Cgia per il “tax freedom day” del 2024. Considerando che quest'anno la pressione fiscale è destinata a scendere di 0,4 punti percentuali rispetto al 2023, proprio grazie a questa contrazione, da oggi gli italiani potranno festeggiare il "giorno di liberazione fiscale”. Infatti, se dall'inizio di gennaio ad oggi si è “ipoteticamente lavorato per onorare le richieste del fisco, dal 3 giugno fino al 31 dicembre, invece, lo faremo per noi stessi e per le nostre famiglie”

Nel 2024 necessari 154 giorni di lavoro per le tasse

In base alle elaborazioni dell'Ufficio studi della Cgia, emerge che per il 2024 sono stati necessari 154 giorni di lavoro (sabati e domeniche inclusi) per adempiere a tutti i versamenti fiscali previsti quest'anno, tra cui Irpef, Imu, Iva, Irap, Ires, addizionali varie, contributi previdenziali/assicurativi e altro. E considerando il calendario, rispetto allo scorso anno, quest'anno si sarà “liberi” dal fisco un giorno prima, anche se in realtà sono due, in virtù del fatto che il 2024 è bisestile

I calcoli effettuati

Per arrivare a stabilire che il 3 giugno è il tax freedom day del 2024, la Cgia è partita dalla stima del Pil nazionale prevista quest'anno, pari a 2.163 miliardi di euro. Questa cifra è stata poi suddivisa per 366 giorni, ottenendo un dato medio giornaliero pari a 5,9 miliardi di euro. Poi sono state vagliate le previsioni di gettito delle entrate e dei contributi sociali che i percettori di reddito verseranno quest'anno allo Stato che ammonteranno a 909,7 miliardi. Importo, quest’ultimo, che è stato rapportato al Pil giornaliero

I calcoli effettuati

Il lavoro irregolare

L’occasione è anche quella per fare un focus sui lavoratori completamente o parzialmente irregolari presenti in Italia che, stando ad una stima dell'Istat riferita al 2021, ammontano ad almeno 2,8 milioni. Si tratta di persone del tutto sconosciute al fisco o che, sebbene parzialmente in regola, omettono di versare parte delle imposte e dei contributi previdenziali, violando di conseguenza le norme fiscali e contributive

I dati a livello regionale

Nello specifico, le regioni italiane che ne raccolgono di più sono quelle più popolose: la Lombardia è in testa con 439.500 irregolari, segue il Lazio con 366.200 e la Campania con 308.200. Se, invece, facciamo riferimento al tasso di irregolarità, le regioni del Mezzogiorno sono quelle maggiormente interessate. In particolare, la Calabria, presenta una quota del 19,6%, la Campania del 16,5%, la Sicilia del 16% e la Puglia del 14,4%. Mentre la media italiana si attesta sull'11,3%

La pressione fiscale attesa in diminuzione

Ecco poi altri dati utili ad analizzare il contesto. Stando a quanto riportato nel Documento di Economia e Finanza , la pressione fiscale nel 2024 è stimata al 42,1% del Pil, in calo di 0,4 punti rispetto alla soglia del 2023. Il dato deriva dal fatto che il Pil nominale è destinato a crescere (+3,7%) molto più rapidamente rispetto all'incremento del gettito fiscale (+2,6%). Dunque, la pressione fiscale è attesa in diminuzione

Dall'Irpef al bonus mamme

Ma da cosa dipende questo incremento del gettito? Sostanzialmente da diversi fattori. Tra questi la crescita economica (+1% circa nel 2024), l’aumento delle retribuzioni, la corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e l'aumento dell'occupazione. Inoltre, hanno influito anche le misure che nel 2024 hanno alleggerito il prelievo fiscale sugli italiani, come la riduzione dell'Irpef, tramite l'eliminazione del secondo scaglione di reddito e il "bonus mamme"

Dall'Irpef al bonus mamme

Alcuni dati "curiosi"

In base alle analisi della Cgia, è dal 1995, l’anno in cui il "giorno di liberazione fiscale" è scattato prima è stato il 2005, annata nella quale la pressione fiscale era stata registrata al 39% e ai contribuenti italiani era bastato arrivare al 23 maggio per ottenere questo traguardo simbolico. L’anno più “ritardatario” è stato il 2013: la pressione fiscale aveva raggiunto il record del 43,4% e il "giorno di liberazione fiscale" era arrivato l'8 giugno  

Il confronto con altri Paesi dell'Ue

In ultima istanza un altro dato, piuttosto significativo: l’Italia continua ad avere un livello di pressione fiscale tra i più elevati in tutta l’Unione Europea. Nel 2023, stando ai dati, solamente Francia, Belgio, Danimarca e Austria hanno fatto segnalare un peso fiscale superiore a quello italiano. A Parigi la pressione fiscale è stata al 45,8% del Pil, a Bruxelles al 45,3%, a Copenaghen al 44,5% e a Vienna al 42,9%. Da noi, invece, aveva toccato la soglia del 42,5%. La media dei Paesi europei è stata del 40,3%, 2,2 punti in meno della media nostrana