Privatizzazioni, da dove potrebbero arrivare i 20 miliardi promessi da Meloni: le stime

Economia
Ipa e SkyTG24

La presidente del Consiglio ha dichiarato che entro il 2026 entreranno nelle casse statali circa 20 miliardi di euro, legati alla vendita totale o parziale di aziende pubbliche. Ottenere questa cifra è importante per ridurre il debito pubblico, che senza tali proventi potrebbe nuovamente salire dopo il calo degli ultimi anni. Di questo si è parlato a “Numeri”, il programma andato in onda su Sky TG24 il 23 gennaio 2024 

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“Per me privatizzazione non è regali miliardari fatti a un imprenditore fortunato e amico. Lo Stato può indietreggiare dove la sua presenza non è necessaria, ma deve avanzare quando è necessaria. Nel documento economico di bilancio prevediamo 20 miliardi in 3 anni”. A dichiararlo è stata la premier Giorgia Meloni, che ha parlato di privatizzazioni durante una trasmissione televisiva. Nel mirino del governo ci sono diversi “gioielli di famiglia”, che potrebbero essere totalmente o parzialmente venduti. Di tutto questo si è parlato a “Numeri”, il programma andato in onda su Sky TG24 il 23 gennaio 2024. 

Come ottenere i 20 miliardi

È nota la cifra finale, che sarà di 20 miliardi da ottenere entro il 2026. Di questi, 920 milioni sono già sicuri, poiché provengono dalla cessione sul mercato del 25% di Montepaschi Siena, la banca nazionalizzata nel 2017 che adesso si prepara a tornare privata. A questi presto potrebbero aggiungersi 1,7 miliardi sempre legati all’istituto senese, del quale lo Stato potrebbe vendere il restante 39%. Inoltre, all’interno del governo si sta pensando anche di cedere alcune quote di Eni e Poste Italiane, che rimarrebbero però saldamente in mano pubblica: per la prima è possibile una cessione del 4%, del valore di 2 miliardi, mentre per la seconda si parla del 29%, che varrebbe circa 4 miliardi. Possibile, inoltre, che vengano venduti lo 0,5% dell’Enav, cioè della società che fornisce il servizio del Controllo del Traffico Aereo, nonché gli altri servizi essenziali per la navigazione, nei cieli italiani e negli aeroporti civili nazionali, e anche il 49% di Ferrovie italiane che però, rispetto alle altre società, non è quotata. I tempi, perciò, potrebbero essere sensibilmente più lunghi perché non è ancora chiaro quale sarà l’effettivo oggetto di vendita, se solo la società oppure anche la struttura ferroviaria, e quindi il prezzo. Ancora ignote le altre società che potrebbero essere vendute.

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L’effetto sul bilancio e le privatizzazioni fallite

L’effettiva realizzazione di quanto previsto può avere un determinato effetto sul bilancio statale e sul rapporto debito/Pil: dopo un 2022 passato al 141,7% e un 2023 al 140,2%, l’ottenimento di 20 miliardi dalle privatizzazioni porterebbe il debito ad arrivare al 139,6% rispetto al Prodotto interno lordo nel 2026. E se il Piano di privatizzazioni non dovesse riuscire? In questo caso si assisterebbe a una risalita, con il rapporto debito/Pil che raggiungerebbe il 140,6% entro tre anni. Un’eventualità che non va scartata, come dimostra la storia recente: secondo i dati del ministero dell’Economia, tra il 2013 e il 2020 sono state promesse privatizzazioni per un totale di 93 miliardi di euro, senza però mai riuscire a farle. 

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