Privatizzazioni, Poste e Ferrovie: le mosse del governo

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Sono queste queste le società in lizza per una parziale vendita. Cessioni di quote che non toglierebbero allo Stato il controllo. E' questa la linea di Palazzo Chigi nell'ambito di un piano che prevede di incassare 20 miliardi in tre anni 

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Ne sappiamo qualcosa di più sul piano di privatizzazioni che ha in mente il governo. Ed è stata Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di fine/inizio anno, a spiegare qual è la linea che seguirà Palazzo Chigi e quali pezzi di società pubbliche potrebbero essere venduti.

Venti miliardi in tre anni

Il programma generale è noto: è quello contenuto nel Documento di Economia e Finanza di settembre scorso e ha l’obiettivo, in tre anni, di portare nelle casse dell’Erario circa 20 miliardi, non molto per ridurre l’enorme debito pubblico che pesa sull’Italia. Una serie di operazioni che non comporterà regali “a imprenditori ben inseriti”, ha assicurato la presidente del Consiglio, e, in ogni caso, mantenendo il controllo delle aziende messe sul mercato. 

Poste, il timone resta in mano allo Stato

I nomi sono quelli circolati nei mesi scorsi. In lizza c’è Poste Italiane, in parte privatizzata nel 2015, ma ancora ampiamente controllata dallo Stato, che ha nelle sue mani oltre il 64 per cento del gruppo impegnato in svariati campi: dalle spedizioni ai servizi bancari. Conservare la maggioranza vorrebbe dire che in vendita andrebbe al massimo un pacchetto intorno al 13 per cento, con un incasso di circa 1,7 miliardi. Meno, dunque, di quanto circolato negli ultimi tempi, quando si ipotizzava di vendere fino a quasi il 30 per cento (la quota del Ministero dell’Economia) che avrebbe potuto fruttare 3,8 miliardi.

Tempi lunghi per le cessioni

L’operazione, in ogni caso, dovrebbe seguire le procedure standard, quindi tempi lunghi e non rapidi come nel caso di Monte dei Paschi di Siena, di cui a novembre lo Stato ha ceduto 25 per cento con un iter che non garantisce il massimo introito.

Ferrovie, porte aperte a soci privati

Nell’ambito delle privatizzazioni, poi, c’è anche Ferrovie dello Stato. Anche in questo caso Meloni ha ipotizzato la cessione di quote minoritarie. L’idea di mettere sul mercato il 40 per cento del gruppo (esclusa l’infrastruttura) risale otto anni fa ma non se n’è fatto nulla. Se ora si riuscisse a tagliare questo traguardo si stima che si ricaverebbero circa cinque miliardi. Sommati a quelli di Poste non si supererebbero i sette, cioè un terzo dell’obiettivo dichiarato dal governo.

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