Gli ultimi dati sulle dimissioni dei lavoratori con figli confermano il profondo squilibrio tra uomini e donne nel nostro Paese. Dallo stipendio al part-time, tutti i dati su occupazione femminile e gender gap sul lavoro
a cura di Chiara Martinoli
- L'Ispettorato Nazionale del Lavoro ha pubblicato l'ultima relazione sulle dimissioni dei lavoratori entro i primi tre anni di vita di un figlio. Nel 2022 le dimissioni sono state oltre 61mila, in aumento del 17% rispetto all'anno precedente
- A lasciare il lavoro sono soprattutto le madri, che rappresentano il 72% del totale dei genitori dimissionari
- C'è di più: se andiamo a guardare le ragioni che spingono a lasciare il lavoro, vediamo che per le madri il primo motivo è la difficoltà di conciliare vita privata (quindi anche familiare) e lavoro, un motivo che riguarda invece solo il 7% dei padri dimissionari. Mentre per i padri il primo motivo di dimissioni è semplicemente il passaggio a un'altra azienda, quindi non è un lasciare il lavoro per la famiglia
- Guardando in generale all'occupazione femminile, vediamo che c'è stata una crescita (anche se non enorme) negli ultimi 20 anni: siamo passati dal 45,1% al 52,6% (V478). Cambia tutto però se guardiamo alle giovani donne: dal 2004 al 2022 l'occupazione delle donne under 34 è calata
- Durante questi anni - come spiega la statistica Linda Laura Sabbadini, ospite a Timeline - è cresciuta l'occupazione femminile delle ultracinquantenni: cioè, la stragrande maggioranza della crescita dell'occupazione è avvenuta soprattutto come effetto dell'elevamento dell'età pensionabile (delle donne in particolare) per l'aumento della permanenza nel mondo del lavoro. Il gender gap si ripercuote anche sullo stipendio: secondo l'INPS, in media una donna guadagna quasi 8mila euro in meno all'anno rispetto agli uomini
- Questo è dovuto, secondo l'INPS, alla maggior percentuale di donne che lavora part-time rispetto agli uomini. Se facciamo un confronto con i Paesi europei, per capire meglio qual è la situazione in Italia, vediamo che in tutta Europa, effettivamente, le donne che lavorano part-time sono in percentuale maggiore rispetto agli uomini
- L'Italia è il quinto Paese europeo con la più alta percentuale di lavoratrici part-time (32%). Il primo Paese, l'Olanda, ha una percentuale molto più alta, siamo oltre il 60%. Ma nel caso dell'Olanda, si tratta di part-time volontario e liberamente scelto dalle donne (nel 98% dei casi). In Italia invece, la situazione è ben diversa: nel 60% dei casi il part-time non è una scelta, ma un'imposizione (voluta dall'azienda o legata a ragioni sociali e culturali)