Aumento tassi di interesse, i governi chiedono una pausa alla Bce. Timori per la Fed

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Gli occhi delle cancellerie europee saranno puntati su Francoforte il prossimo 13-14 settembre: è infatti possibile che l’istituto decida di non operare il decimo rialzo consecutivo, mai avvenuto nei suoi 25 anni di esistenza, e di prendersi una pausa, in modo da far rifiatare le economie continentali. Decisivo sarà però anche quanto accadrà Oltreoceano, dove sembra più che possibile un nuovo intervento, visti i "significativi rischi di inflazione"

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La pausa sembra vicina. Ad ammetterlo era già stata la presidente della Bce Christine Lagarde, che lo scorso 27 luglio aveva evidenziato come fosse in forse un ulteriore rialzo dei tassi di interesse nella riunione del 13-14 settembre. Una novità decisiva, se si pensa che mai nei suoi 25 anni di storia la Bce aveva effettuato nove rialzi complessivi, per un totale di 425 punti. Decisivi in un senso o nell’altro saranno i dati che usciranno il prossimo mese, come ha sottolineato Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della Bce durante un webinar sul processo disinflazionistico organizzato dall'Università Bocconi lo scorso 3 agosto: "Per quello che mi riguarda deciderò a settembre, anche perché avremo più dati sull'inflazione, sulla crescita e le nuove previsioni economiche dei tecnici dell'istituzione. È molto difficile impegnarsi ora a fare una pausa o meno, il nostro obiettivo di inflazione è il 2% e siamo impegnati a perseguirlo, ma quello che conta non è solo il livello dei tassi oggi ma il percorso futuro". A fare la differenza, però, sarà anche quanto avverrà Oltreoceano: si teme infatti un nuovo intervento della Fed per limitare "i significativi rischi di inflazione".

I dati

Tutti i governi europei sono infatti preoccupati della crescita continentale, che mostra segnali di rallentamento ovunque. Secondo gli ultimi dati, i prezzi sembrano essere in leggera discesa: si stima che il tasso di inflazione nella zona euro sia giunto al 5,3% a luglio, scendendo dello 0,2% rispetto al 5,5% di giugno, ma resta lontano dal target fissato dall’istituto di Francoforte del 2% nel medio periodo. La crescita però è già in frenata: in Italia il Pil è diminuito dello 0,3% nel secondo trimestre, dopo il +0,6% nei primi tre mesi, un valore che potrebbe presto vedersi anche in Germania, dopo la recessione tecnica e un Pil piatto nel secondo trimestre.

La Cina

A peggiorare il quadro le cattive notizie provenienti dalla Terra del Dragone: anche la Cina cresce meno rispetto alle previsioni iniziali (+0,8% il Pil nel secondo trimestre rispetto al primo), in parte a causa delle sofferenze sul mercato immobiliare. Per la prima volta il Paese si trova a fronteggiare il problema della disoccupazione giovanile, un fattore che rischia di essere esiziale in una società dove da sempre vige la regola del figlio unico: per questo il mondo intero guarda con preoccupazione ai dati di import ed export di Pechino. Una loro caduta rischierebbe di avere ripercussioni dappertutto.

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Cosa prevedono Oltreoceano

Dentro la Bce vige la cautela, come mostrano anche le parole di Panetta, che ha ben in mente gli effetti sull’economia reale dei rialzi degli ultimi mesi, ma che ha anche dichiarato come "la politica monetaria può non solo aumentare i tassi, ma anche mantenendo più a lungo il livello prevalente dei tassi. In altre parole, la persistenza conta quanto il livello". Di diverso avviso sembrano essere però i consiglieri nordeuropei presenti in Bce, che guardano con interesse a ciò che succede Oltreoceano. Così come ha fatto l’istituto di Francoforte, anche la Fed ha rialzato i tassi negli Usa, dove sono arrivati addirittura al 5.25-5,50%, e potrebbero ancora aumentare, come sembrano anche suggerire i verbali dell’ultima riunione, quella del 25-26 luglio. Una prima indicazione, che già dirà molto, arriverà dal tradizionale simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole, quest’anno dedicato ai cambiamenti strutturali nell’economia globale, in programma dal 24 al 26 agosto in Wyoming, dove saranno presenti per la Bce Christine Lagarde, assente l’anno scorso, e il capo economista Philip Lane. Alla fine, però, in tanti sembrano essere sicuri: come ha evidenziato il consueto sondaggio Bloomberg, a settembre ci potrebbe essere un ultimo rialzo dei tassi.

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