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Salario minimo, il governo ha altre idee: taglio del cuneo e bonus

Economia

Simone Spina

Palazzo Chigi ha finora bocciato l'ipotesi di stabilire per legge un livello di stipendio al di sotto del quale non si può andare. Per aiutare i lavoratori l'Esecutivo punta ad alleggerire il carico fiscale e agli sconti che danno le imprese. La Cgil è favorevole a una paga minima ma non basta: bisogna rafforzare i contratti nazionali di lavoro ed eliminare la precarietà

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Per aumentare le paghe degli italiani, il governo in carica, seguendo la scia di quello precedente, ha ridotto le tasse per chi ha stipendi medio-bassi e rafforzato alcuni bonus. L’idea di un salario minimo stabilito per legge, al di sotto del quale non si può assumere, non piace a Palazzo Chigi.

Palazzo Chigi boccia il minimo per legge

La strada che vuol percorrere l’Esecutivo sembra dunque essere quella seguita finora. Misure per ammorbidire il cosiddetto cuneo fiscale (carico dei contributi più leggero per i dipendenti) o per alzare il valore dei fringe benefit (sconti che dà l'azienda) per chi ha figli. Interventi contenuti nel recente decreto lavoro che sono però a tempo e che se si vorranno confermare, o rafforzare, avranno bisogno di parecchi soldi.

La proposta delle opposizioni

L’idea dell’opposizione invece è diversa: col salario minimo si verrebbe incontro a tutti quegli italiani che partono da retribuzioni al di sotto dei nove euro lordi l’ora (tredicesime e liquidazioni escluse), senza costi diretti a carico dello Stato ma – ovviamente – spese in più per le imprese.

Milioni di italiani a meno di 9 euro lordi l'ora

Tra i milioni di lavoratori a meno di 9 euro, ci sono molti operai agricoli, colf e badanti ma anche tanti dipendenti di aziende. Un receptionist di un istituto di vigilanza privata alle prime armi, per esempio, prende cinque euro e cinquanta centesimi l’ora. E’ quanto previsto dal contratto nazionale di categoria appena rinnovato dai sindacati confederali e dalle maggiori associazioni di imprese, non un accordo cosiddetto “pirata”, cioè poco rappresentativo.

Landini: il salario minimo non basta

Maurizio Landini d’altra parte ammette che il salario minimo per legge è solo il primo passo. In un’intervista a Repubblica il leader della Cgil dice che il percorso principale da seguire è quello di estendere i contratti nazionali a tutti, autonomi compresi, per dare tutele piene (maternità, ferie e welfare) e con l’obiettivo di eliminare la precarietà.  “Siamo il Paese con i salari più bassi d’Europa – aggiunge -  e non esistono penalità per le imprese che non rinnovano i contratti scaduti”.