
Transizione digitale, le materie prime critiche in Italia valgono oro ma si riciclano poco
Secondo uno studio The European House-Ambrosetti - Erion il nostro Paese è primo in Europa per l’impatto dell’industria sostenuta dalle Crm sulla crescita: 686 miliardi di euro nel 2022, pari al 38% del Pil. Dal nichel al litio alle terre rare: l’impiego versatile di queste risorse in settori strategici come la difesa e l'aerospazio può essere determinante per la doppia transizione ecologica e digitale. Con un aumento del riciclo al 65% si ridurrebbe il peso delle importazioni di Crm dalla Cina

In Italia l’industria basata sulle materie prime critiche (Crm) vale 685 miliardi e fa sentire il suo peso sulla crescita nazionale: il 38% del Pil, meglio di Germania, Spagna e Francia. Lo rivela lo studio Le opportunità per la filiera dei Raee all’interno del Critical Raw Materials Act realizzato da The European House-Ambrosetti e commissionato da Erion, sistema multi-consortile italiano per la gestione dei rifiuti da prodotti elettronici. Ecco cosa sono le Crm e qual è il loro impiego nella produzione industriale
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Dal litio al cobalto, dalla grafite al nichel fino alle terre rare: secondo l’ultimo elenco stilato dalla Commissione europea le materie prime critiche sono 34, la metà delle quali considerate strategiche per la doppia transizione ecologica e digitale
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L’impiego delle materie prime critiche è versatile e si applica a settori industriali strategici come la difesa e l’aerospazio. Pannelli solari, pile, droni, celle a combustibile necessitano tutti di una o più materie prime critiche per funzionare. Negli ultimi dieci anni il loro utilizzo è cresciuto del 35%
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Lo studio Ambrosetti - Erion sottolinea in particolare come 29 materie prime critiche su 34 siano indispensabili per l’industria energetica, 28 per quella aerospaziale, 24 per l’elettronica, 23 per l’automotive e 19 per il settore delle energie rinnovabili
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La Cina detiene il primato mondiale sui Crm con una produzione complessiva del 65%. Nel sottosuolo del gigante asiatico si cela un terzo dei giacimenti di terre rare nel mondo. Sul podio in seconda posizione il Sud Africa col 10%, terzi a pari merito la Repubblica Democratica del Congo e gli Stati Uniti, entrambi col 4%
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Oltre alla Cina alcuni tra i Paesi più estesi del mondo detengono il monopolio nella produzione di singole materie prime critiche: gli Stati Uniti per il berillio, il Brasile per il niobio e il Sud Africa per i metalli del gruppo del platino. Altri Paesi invece dispongono sul proprio territorio di circa la metà di alcune materie come la Russia per il palladio e la Turchia per il borato
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Per rispondere alla sfida sulle materie prime critiche lo scorso 16 marzo Bruxelles ha varato l’European Critical Raw Materials Act. Si tratta di una strategia comune europea che fissa al 65% il limite per i materiali importati da un unico Paese

Lo European Critical Raw Materials Act stabilisce inoltre che almeno il 15% del Crm deve essere ricavato tramite il riciclo. Secondo lo studio di The House Ambrosetti ed Erion una migliore raccolta di queste risorse potrebbe ridurre le importazioni dalla Cina. Se in Italia si arrivasse a riciclare il 65% rispetto al 37% attuale, entro il 2030 si potrebbero recuperare circa 17mila tonnellate di Crm, pari a un quarto di quelle importate da Pechino

Per Danilo Bonato, direttore generale di Erion Compliance Organization “abbiamo nelle nostre case una miniera urbana che però, per varie ragioni, facciamo fatica a valorizzare. La poca conoscenza da parte dei cittadini, gli ostacoli per attuare comportamenti virtuosi, il mancato contrasto ai flussi paralleli e una carente rete impiantistica fanno sì che migliaia di tonnellate di Crm non vengano valorizzate in Italia, dirottando altrove benefici economici, occupazionali e ambientali”
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