Caro carburanti, la fine degli sconti sulle accise spinge l'inflazione

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Il taglio delle tasse su benzina e diesel in vigore fino a dicembre ha contribuito a frenare il generale rialzo dei prezzi. Senza la proroga dell'agevolazione il carovita potrebbe aumentare. Negli Stati Uniti e nel resto d'Europa ci sono segnali di raffreddamento dei rincari, ma fra le maggiori economie dell'Eurozona l'Italia rimane quella coi livelli più alti

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La fine degli sconti sui carburanti darà una spinta all’inflazione nei prossimi mesi. Il taglio delle accise, le tasse su benzina e gasolio, iniziato nel marzo dell’anno scorso e concluso a dicembre, ha infatti ridotto per mesi la corsa generale dei prezzi.

Con la benzina più cara sale anche la spesa

I costi al distributore non incidono solo sul portafoglio degli automobilisti ma anche su un lungo elenco di beni e servizi. Pensiamo alla spesa al supermercato dove compriamo prodotti trasportati coi camion o ai biglietti degli aerei. Difficile quantificare adesso quale sarà l’effetto, cioè quanto l’indice dell’inflazione risentirà del rialzo dei carburanti.

I benefici degli sconti al distributore 

L’Istat sta calcolando quanto influirà la fine degli sconti, ma già abbiamo qualche indizio. A novembre, ci dice l’Ufficio di Statistica, lo sconto su benzina e diesel (ancora di 30 centesimi), insieme a quello dell’Iva sul gas, abbassava l’inflazione di circa un punto e mezzo in percentuale. E calmierare i prezzi dei carburanti costava allo Stato un miliardo al mese, il triplo dell’intervento sul metano. In pratica, il taglio delle accise venuto meno tra dicembre e gennaio potrebbe alzare il carovita di parecchi decimi.

Da noi il carovita morde di più

Potranno dunque esserci ripercussioni sul lieve raffreddamento dell’inflazione registrato a dicembre nel nostro Paese, che si mantiene su livelli superiori rispetto alle altre maggiori economie europee e alla media dell’intera Area Euro. La Banca Centrale prevede che quest’anno ci sarà una discesa rispetto al 2022, ma resteremo molto lontani dal 2 per cento considerato l'obiettivo per dare stabilità all’economia.

Nuovi rialzi dei tassi in arrivo

In vista, dunque, nuovi rialzi del costo del denaro, che portano a rincari per mutui e prestiti. Una stretta sui tassi d’interesse che continuerà anche negli Stati Uniti, dove l’inflazione a dicembre ha perso quota, scendendo dal picco di luglio (massimo da quarant'anni), ma resta ancora molto alta (al 6,5%)

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