La Germania chiede una modifica al proprio recovery plan

Economia

Lorenzo Borga

I tedeschi chiedono due modifiche minori, mentre il Lussemburgo è il primo paese a vedersi approvata la richiesta di revisione del recovery plan. LO SKYWALL

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L'Italia non è l'unico paese a riflettere su una modifica al proprio Pnrr (LO SPECIALE DI SKY TG24). La Germania ha infatti inviato una richiesta di cambiamento al proprio piano alla Commissione europea, che ora lo valuterà, come anticipato da Sky TG24.

Lussemburgo il primo a inviare la richiesta

I tedeschi non sono i primi a compiere questo passo. Il Lussemburgo aveva inoltrato a inizio novembre una propria proposta che è già stata accettata dagli uffici di Bruxelles e ora dovrà essere vagliata dai rappresentanti degli Stati membri. Il Lussemburgo ha dovuto infatti fare i conti con una riduzione dei soldi a disposizione - passati da poco oltre 93 milioni a quasi 83 per via della crescita economica migliore del previsto - e ha dunque presentato una versione rivista del piano per farvi fronte. Ha proposto di eliminare un programma di formazione sulle competenze digitali dei lavoratori, poiché non ci sarebbero stati sufficienti disoccupati da coinvolgere vista la crescita economica. Si tratta dunque di una revisione minore, che è stata accettata senza criticità da Bruxelles.

La Germania chiede due modifiche

Anche la Germania intende modificare due passaggi molto circoscritti del proprio recovery plan. Il primo riguarda un programma di digitalizzazione delle reti ferroviarie: i tedeschi hanno chiesto di posticipare la data prevista di conclusione dei lavori di uno di sette progetti, per "ritardi eccezionali". Il secondo è legato invece al Covid e al programma di sviluppo di vaccini. Poiché solo una delle tre aziende partecipanti ha effettivamente inviato richiesta di approvazione all'Agenzia Europea del Farmaco, l'utilizzo di fondi è stato inferiore alle aspettative.

Casi diversi dall'Italia

Come è chiaro, si tratta in entrambi i casi di revisioni molto differenti rispetto a quelle che l'Italia si preparerebbe a portare avanti. Secondo fondi del governo varrebbero infatti più di 40 miliardi le opere a rischio ritardo riferite al Pnrr. I lavori su asili nido e scuole dell'infanzia - per cui l'Europa ha stanziato 4,6 miliardi di euro - è solo l'esempio più eclatante.

Il nodo Repower Eu

Il nostro paese - con anche un'altra decina di governi che starebbe riflettendo su modifiche, tra cui Spagna e Portogallo - starebbe attendendo il via libera a RePower Eu per procedere.

 

Il piano europeo sull'energia prevede infatti che i paesi membri possano beneficiare di nuovi fondi - tra quelli non richiesti inizialmente - per fronteggiare l'emergenza energetica e la transizione climatica. Per farlo dovranno inviare una proposta di modifica al proprio recovery plan, a cui aggiungere un nuovo capitolo. Ecco perché diversi paesi, tra cui l'Italia, pianificano di richiedere le revisioni contemporaneamente alla proposta di allocazione dei nuovi fondi, per evitare di aprire due procedure parallele.

 

Su RePower Eu le istituzioni europee hanno trovato finalmente un accordo, e ora gli Stati disporranno di 30 giorni di tempo dall'entrata in vigore del regolamento, prevista a gennaio, per dichiarare se e come intendono usare i fondi per finanziare progetti energetici.

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