Non sono l'Italia: anche Spagna e Portogallo sono in ritardo nella spesa dei fondi Ue e chiedono integrazioni. L'unico Stato ad aver fatto un passo formale è però il Lussemburgo. L'approfondimento dallo Studio Infinite di Sky TG24
L’Italia ha annunciato – con il suo governo guidato da Giorgia Meloni – che intende rivedere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per renderlo più efficiente e fluido.
Il ministro Fitto ha annunciato che "la relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr verrà presentata a gennaio" mentre "a partire da gennaio 2023" partirà la richiesta di modifica. Ma non è l’unico paese europeo a riflettere su integrazioni e cambiamenti ai vari piani Recovery.
10 paesi potrebbero cambiare i piani
Secondo la task force della Commissione europea sarebbero una decina i paesi Ue che finora hanno manifestato più o meno esplicitamente la volontà di apportare cambiamenti ai loro piani. Tra questi certamente l’Italia, ma anche Spagna, Portogallo e Germania secondo fonti europee. Le ragioni sono comuni e riguardano in particolar modo l’impatto dell’inflazione, che in pochi mesi sta erodendo il reale valore delle centinaia di miliardi messi a disposizione dall’Ue con Next Generation Eu. L’unico paese che invece per ora ha ufficializzato la richiesta di modifica è il Lussemburgo, che riceverà dalla Commissione soli 93 milioni di euro in sei anni. Come chiarito da fonti europee a Sky TG24, la leggera modifica riguarda un obiettivo riguardante la formazione di lavoratori, per la mancanza di persone nel piccolo Stato del centro Europa.
La Spagna vuole un Pnrr "più flessibile"
Tra i grandi paesi invece la Spagna ha già chiarito di voler richiedere modifiche al piano. Il primo ministro Pedro Sánchez ha affermato che “è fondamentale rendere più flessibile il calendario concordato per la realizzazione degli investimenti”, pur rispettando gli impegni presi fino a ora. La Spagna in effetti è in evidente ritardo nella spesa dei fondi europei (così come l’Italia), di cui ha richiesto solo i soldi a fondo perduto. Secondo la Banca centrale spagnola dei 20 miliardi di euro che si volevano spendere quest’anno verranno effettivamente sborsati probabilmente solo 11,8. Benché Madrid sia stata la prima capitale a presentare domanda per la terza tranche di finanziamenti europei, affermando di aver già raggiunto tutti i target richiesti entro il 31 dicembre 2022, un obiettivo che l’Italia dovrebbe riuscire a portare a termine negli ultimi giorni dell’anno.
Portogallo in ritardo sulla spesa 2022
Anche il Portogallo non è messo meglio. Il presidente del paese, Marcelo Rebelo de Sousa, ha detto che “con questi soldi non possiamo fare i lavori: o ne facciamo meno o aspettiamo che i costi scendano”. Toni molto simili a quelli dell’esecutivo italiano. Anche Lisbona sconta un ritardo nella spesa dei soldi del Recovery Fund sul 2022. Secondo i documenti della Commissione Ue, quest’anno avrebbe dovuto spendere 3,2 miliardi di euro, un conto che dovrebbe invece fermarsi ad appena 1 miliardo.
Il capitolo RepowerEU
La maggior parte dei paesi sta attendendo le prossime settimane per ufficializzare le richieste di modifica, attraverso l’articolo 21 del regolamento europeo sul Recovery. A breve infatti Parlamento, Commissione e Consiglio dovrebbero trovare l’accordo sul piano RepowerEU, che permetterà ai paesi membri di integrare i piani per aggiungere un capitolo su investimenti in materia energetica. Utilizzando i fondi non chiesti tra i prestiti messi a disposizione con il Recovery Fund (di cui però l’Italia ha già fatto piena richiesta), che potranno essere richiesti fino al termine del 2023. Ecco perché le capitali stanno attendendo di fare un’unica richiesta di modifica formale, che andrà sottoposta prima alla Commissione europea e poi al Consiglio dei ministri europei con una procedura che durerà diversi mesi.