Buxelles vuole incentivare il riutilizzo delle confezioni, riducendo il riciclo. Le nuove norme da approvare non piacciano alle imprese, che temono un impatto "devastante" su produttori e distributori
Riuso contro riciclo. Non è una questione di parole ma di ambiente e denari, che si è aperta con la proposta europea di nuove regole che premierebbero, per esempio, il vuoto a rendere, a scapito della trasformazione di una bottiglia d’acqua in un flacone per detersivi.
L'obiettivo europeo: ridurre i rifiuti
Le norme che saranno presentate a Bruxelles a fine mese (e che non sono definitive) puntano a ridurre i rifiuti da imballaggio (in crescita del 19% tra il 2009 e il 2019), prevedendo che nei prossimi anni diminuisca la quantità di plastica riciclata. Nel mirino una vasta tipologia di confezioni, da quelle per gli elettrodomestici a quelle per i medicinali passando dagli alimenti, per questi ultimi non si tratta solo di quelli che troviamo nei supermercati ma anche nei bar e ristoranti, dove bicchieri e vassoi usa-e-getta finirebbero gradualmente per essere vietati.
Le aziende temono forti ripercussioni
L’impatto di questo cambio di passo preoccupa chi produce o distribuisce prodotti impacchettati, ma anche le imprese che fabbricano gli imballaggi. Una galassia di oltre 700mila aziende, con oltre sei milioni di persone impiegate e che macina miliardi ogni anno.
Italia in testa per riciclo
Ripercussioni in vista anche per chi è impegnato nel riciclo, un settore che vede il nostro Paese primeggiare con - se teniamo conto anche del recupero energetico - quasi l’84 per cento degli imballaggi sottratti alle discariche. Le categorie interessate si stanno muovendo per frenare e modificare le regole in gestazione, con in testa Confindustria che parla di “impatto devastante”. Una posizione che ha trovato una sponda nel governo, col ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto che ha promesso il no dell’Italia alla proposta comunitaria.