Caro energia, emergenza Pmi: il 36% alzerà i prezzi, il 26% pensa di ridurre gli orari
I dati sono stati rivelati da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di imprese dell’artigianato, del turismo e del commercio con un massimo di 50 dipendenti. Il 18% delle aziende intervistate sta valutando una riduzione del numero dei lavoratori
Le Pmi italiane sono messe alle strette dal caro energia: il 36% prevede di essere costretta ad aumentare i prezzi finali dei propri prodotti e servizi per riuscire a sostenere la stangata in arrivo, mentre il 26% pensa di limitare gli orari di lavoro e di apertura, ad esempio anticipando la chiusura per consumare meno energia
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È quanto emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di imprese dell'artigianato, del turismo e del commercio con 50 dipendenti o meno
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Il 6% pensa addirittura a una sospensione dell'attività nel periodo di bassa stagione, mentre il 18% dichiara di stare valutando una riduzione del numero dei dipendenti. Il 13% si rivolgerà al credito, approfittando dei finanziamenti garantiti introdotti dal Dl Aiuti Ter per pagare 'a rate' gli importi richiesti
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Infine c'è un 12% che progetta di cambiare gli attuali macchinari ed elettrodomestici con altri a maggiore efficienza energetica
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Il caro energia è in testa anche ai desiderata delle imprese per l'esecutivo in formazione. A chiedere nuove misure per contenere gli importi delle bollette è il 54% - oltre un'impresa su due - mentre il 28% desidera interventi per frenare l'innalzamento dei prezzi di beni e servizi, in primo luogo delle materie prime
Il 33% vorrebbe invece un'accelerazione nell'attuazione del Pnrr ed il 30% la riduzione della burocrazia, mentre l'11% vorrebbe una moratoria sui finanziamenti. Il 6% chiede un aumento delle pensioni
Tra le priorità delle piccole imprese c'è anche il fisco, sottolinea Confesercenti: il 31% pensa che sia urgente procedere alla riduzione del cuneo fiscale, mentre il 13% chiede il taglio dell'Irpef
Più variegate, invece, le opinioni delle Pmi sulla possibilità di una pace fiscale o di un condono: il 36% dice sì, dichiarandosi favorevole (25%) o molto favorevole (11%), il 29% la rifiuta, con una quota del 17% di contrari e del 12% di imprenditori del tutto contrari. Il 25% non si ritiene né pro né contro all'ipotesi
La lista di priorità non coincide del tutto, però, con le misure che si ritiene verranno più probabilmente portate a termine. Nonostante l'intervento sulle tariffe energetiche sia in assoluto il più richiesto, ad esempio, solo l'8% ritiene si arriverà ad un price cap di luce e gas
Si scommette invece sull'arrivo di una riforma del reddito di cittadinanza (35% delle indicazioni) e sugli interventi sull'immigrazione (32%). Anche se in misura minore, vengono ritenute probabili pace fiscale (24%), flat tax per le imprese (22%), riforma della giustizia (21%), taglio dell'Irpef (20%), e riduzione del cuneo fiscale (17%). La maggioranza relativa delle Pmi (il 37%), si aspetta che la nuova legislatura sia più stabile di quella appena conclusa; il 20% meno stabile, mentre il 28% scommette su un livello di instabilità più o meno simile
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