Pokè, un piatto “trendy” da 328 milioni di euro di fatturato

Economia

In Italia spopola il piatto di origini hawaiane, con una crescita del +117% nel 2022 rispetto all'anno precedente. Complici sono le nuove abitudini emerse dopo la pandemia

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Si pronuncia “pok-ei” (a pezzetti) ed è uno dei food trend più influenti degli ultimi anni. Riso, pesce crudo marinato, alghe, edamame, ananas, a ognuno secondo il suo gusto. I coloratissimi pokè spopolano per pranzi leggeri nei locali dalle tinte pastello e cene veloci consegnate a domicilio. Un piatto che, dalle Hawaii, passando tra le mani dello chef Sam Choy negli Stati Uniti, è arrivato in Italia poco più di cinque anni fa e che, a colpi di fotografie ‘instagrammabili’ e passaparola, ha messo su un mercato da 328 milioni di euro

Lo rivela la seconda edizione del report "Il mercato del Pokè in Italia" di Growth Capital, advisor in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi (Piccole e medie imprese), in occasione della Giornata mondiale del pokè del 28 settembre.

 

 

Un boom nel nostro Paese

Guardando alle stime globali, il mercato delle bowl di pesce crudo si sta avviando verso la fase finale della sua crescita, soprattutto in Nord America. In Italia, però, non è così. Al 30 giugno 2022 Growth Capital ha registrato 820 attività, +140% rispetto al 2021, anno in cui i punti vendita erano 378. 

Il giro d’affari intorno alle pokerie è aumentato a dismisura in pochi mesi. L’Italia dovrebbe raggiungere il tasso di crescita globale solo nel 2025, arrivando a superare un valore di mercato di 689 milioni di euro nel 2026. 

Le pokerie in Italia

L’espansione degli store si è mossa in maniera capillare dai grandi centri urbani, andando sempre più verso le periferie. Si prevede che la crescita si concentrerà nei prossimi anni in città più piccole come capoluoghi di regione e di provincia.

I negozi più diffusi sono ancora store singoli e indipendenti (il 57%), anche se le grandi catene, al primo posto I Love Poke e Poke House, si stanno espandendo, per cui, si prevede una progressiva “chainification” del settore. 

Le città italiane in cui si può gustare più facilmente il piatto hawaiano sono Milano (133 punti vendita), Roma (94) e Torino (56). Nella prima, la catena che di sicuro incontrerete più spesso è quella dagli store rosa e azzurro, Poke House, l’unica catena italiana con una strategia internazionale, che a giugno 2022 contava 57 store fuori all’estero. Nella capitale, invece, la leadership è detenuta da Ami Pokè, mentre a Torino al primo posto spicca Pacifik Poke. 

Un piatto “in trend” dopo la pandemia

Per Growth Capital, “Il consumo di pokè è aumentato negli ultimi anni grazie a food trend ben definiti, tra i quali, la scelta sempre più marcata dei consumatori nel prediligere piatti e ingredienti salutari a discapito del junk food”. L’esperienza della pandemia, spiega la ricerca, ha influenzato anche le nostre abitudini alimentari, portando a preferire cibi più sani anche durante un pasto consumato fuori casa. Vogliamo “cibi con una spiccata componente vegetale e che possano garantire uno stile di vita migliore”. 

Un ruolo fondamentale è stato giocato anche dalla crescita del food delivery che ha registrato tassi di crescita “importanti e significativi” durante i diversi mesi di lockdown, e il piatto a base di pesce e riso sembra fatto ad hoc per lo scopo, visto che si consuma freddo e può essere trasportato senza che questo alteri le sue qualità. 

Le poke-bowl sono un piatto “trendy”, destinato a diventare sempre più parte della nostra dieta (e dei nostri feed di Instagram). 

 

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