Ue verso linea comune sull'energia. Gazprom conferma stop Nord Stream fino a sabato

Economia
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L’Europa studia interventi per cercare di affrontare l'impennata dei prezzi del gas. Tra le cancellerie europee ci sarebbe un’apertura sulla possibilità di introdurre un tetto temporaneo al costo della materia prima usata nella produzione dell'energia elettrica. C’è poi l’ipotesi di arrivare più strutturalmente al disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'energia sui mercati all'ingrosso. Intanto la multinazionale russa ferma l'attività del gasdotto Nord Stream dal 31 agosto per manutenzione

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Il tema del gas continua a tenere banco in Europa. Gazprom ha annunciato che il gasdotto Nord Stream sarà fermato per attività di manutenzione da domani, 31 agosto, al 3 settembre. L’Ue studia intanto degli interventi di emergenza, oltre a una riforma strutturale del mercato dell'elettricità, per cercare di affrontare l'impennata dei prezzi del gas e del kilowattora e impedire un tragico effetto domino sull'economia del Vecchio Continente.

Al lavoro sul “price cap”

Tra le cancellerie europee pare si stia facendo strada una doppia soluzione: si lavora alla possibilità di introdurre un tetto temporaneo (“price cap”) al prezzo del gas importato e usato nella produzione dell'energia elettrica, per far scendere anche il prezzo dell'energia; c’è poi l’ipotesi di arrivare più strutturalmente al disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell'energia sui mercati all'ingrosso. La Commissione europea è ancora al lavoro per chiarire la fattibilità di queste proposte, ma si parla di uno studio alle battute finali: una proposta dell'esecutivo europeo dovrebbe arrivare entro pochissimi giorni, per dare poi la parola al confronto tra i 27, in vista del consiglio straordinario dei ministri dell'energia, convocato il 9 settembre a Bruxelles.

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Le posizioni

Tra gli ultimi Paesi che si sarebbero convertiti al “price cap” si registrano Austria e Belgio. La Germania chiede di agire in fretta, spingendo soprattutto per una riforma del mercato dell'energia, ma anche Berlino avrebbe aperto sul “price cap”. E gira voce con insistenza nelle capitali di una lettera inviata dal ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck ai ministeri dell'ambiente dei Paesi Ue nella quale si farebbe riferimento a queste iniziative. "È vero che ho parlato con i colleghi. Ci sono notevoli problemi da risolvere e una serie di possibilità per influenzare i prezzi, e ne parleremo all'inizio di settembre al Consiglio sull'energia", ha detto Habeck. La Germania intanto ha raggiunto l'85% di stoccaggio. La premier francese Elisabeth Borne ha avvertito di prepararsi "al razionamento dell'elettricità alle imprese". "L'aumento vertiginoso dei prezzi dell'elettricità sta mettendo a nudo i limiti dell'attuale struttura del mercato elettrico, che è stato sviluppato per circostanze diverse. Per questo stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell'elettricità", ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. "Dobbiamo fare una riforma strutturale di ampia portata del mercato dell'elettricità. Questo all'inizio del prossimo anno. Abbiamo bisogno di uno strumento di emergenza che agisca più rapidamente. Stiamo parlando di settimane", ha aggiunto.

epa10081257 President of the European Commission Ursula von der Leyen attends the weekly college meeting at the European Commission in Brussels, Belgium, 20 July 2022.  EPA/STEPHANIE LECOCQ

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I prossimi passi

Una volta che la Commissione avrà formalizzato la sua proposta, chiarendo soprattutto quali siano le misure possibili e se ci siano ostacoli di natura legale ad alcune ipotesi, la parola passerà al confronto tra cancellerie, per una sintesi nella riunione a livello di ambasciatori (Coreper) in agenda il 7 settembre, in vista del Consiglio energia del 9. Quella del “price cap” è una richiesta portata avanti ormai da mesi da diversi Stati Ue, Italia in testa, con il presidente del consiglio Mario Draghi pronto a discuterne anche a livello di G7. In aprile tra i 27 si è concretizzato un tetto solo in Spagna e Portogallo, poco interconnessi e molto forti sulle rinnovabili. A fine maggio dal Consiglio è stato fatto alla Commissione un "invito ad esplorare" come frenare i prezzi, cui è seguito a giugno un nuovo più forte "invito" a perseguire negli sforzi per assicurare forniture energetiche "a prezzi accessibili". A maggio l'Ue si è dotata di un vasto piano per rendersi indipendente dai combustibili fossili russi (Repower Eu) e ha introdotto a fine luglio dei tetti ai consumi volontari (pur on deroghe), potenzialmente obbligatori nel caso scatti un'emergenza sulle forniture.

Cremlino: “Forniture gas ostacolate solo dalle sanzioni Ue”

Intanto è tornata a farsi sentire la voce di Mosca: secondo il Cremlino ad ostacolare le forniture di gas russo verso l'Europa sono solo "le sanzioni relative ad aspetti tecnologici" da parte dell'Occidente. A dirlo è il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, aggiungendo che le azioni europee sono "difficili da capire e impossibili da spiegare", costringendo i cittadini "a pagare per esse". Peskov ha poi criticato quelle che ha definito "le azioni irrazionali degli europei, che sono molto difficili da capire e, probabilmente, impossibili da spiegare, ma per le quali i cittadini comuni devono pagare un alto prezzo". Il portavoce si riferiva in particolare alle difficoltà per il ritorno in Russia di una turbina della Siemens per il gasdotto Nord Stream sottoposta a manutenzione in Canada.

I Paesi dell'area Baltica spingono sull'energia eolica

Intanto a Copenaghen, dove è stato organizzato un incontro internazionale sull'indipendenza energetica dalla Russia, i Paesi del Mar Baltico hanno annunciato di voler moltiplicare per sette la loro capacità eolica offshore entro il 2030, a 20 gigawatt, per fare a meno del petrolio e del gas russo. "Abbiamo concordato di aumentare sette volte l'energia eolica nel Mar Baltico entro il 2030", ha annunciato il primo ministro danese Mette Frederiksen. L'incontro ha riunito anche Germania, Polonia, Svezia, Finlandia, Estonia, Lituania e Lettonia.

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