Petrolio, l'Italia quadruplica gli acquisti dalla Russia nonostante l'embargo in arrivo

Economia

Lorenzo Borga

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Il nostro paese ha aumentato del 400 per cento gli acquisti di greggio da Mosca, in particolare per via della raffineria russa in provincia di Siracusa. Entra in vigore invece l'embargo Ue sul carbone. LO SKYWALL

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Dal 5 dicembre scatterà l'embargo europeo sul petrolio russo trasportato via mare, mentre due mesi più tardi - il 5 febbraio - i paesi membri dell'Ue dovranno dire addio anche ai prodotti raffinati russi, come il diesel, la plastica, l'asfalto.

In Italia maxi-aumento degli acquisti

Diversi stati membri si stanno attrezzando all'embargo, riducendo la propria dipendenza dalla Russia. La Germania e la Francia da giugno hanno azzerato le proprie importazioni da Mosca, secondo i dati Bloomberg sul trasporto marittimo. I Paesi Bassi hanno ridotto la propria dipendenza del 45 per cento, la Polonia del 72. E l'Italia? Il nostro paese è invece tra quelli che hanno incrementato gli acquisti di greggio russo. Se a fine gennaio compravamo in media 120mila barili di petrolio al giorno dalla Russia, nella prima settimana di agosto siamo arrivati a quasi mezzo milione. Un rialzo del 400 per cento, che non ha eguali negli altri paesi europei. La Croazia ha raddoppiato le proprie importazioni, ma con volumi decisamente più ridotti, meno di 50mila barili al giorno.

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"Colpa" della raffineria di Siracusa

La ragione del maxi-aumento degli acquisti dovrebbe essere legata alla raffineria di Priolo Gargallo, a Siracusa. Di proprietà della società Isab srl, controllata dalla russa Lukoil, sta incrementando gli acquisti: le banche infatti avrebbero smesso di fornire prestiti e garanzie per l'acquisto di petrolio, e dunque alla raffineria non resta che comprarlo da Mosca.

Priolo Gargallo
La raffineria di Priolo Gargallo, Siracusa - ©Getty

Quando però l'embargo europeo entrerà in vigore a dicembre, servirà trovare una soluzione per le migliaia di dipendenti che rischiano il posto di lavoro. Per questo il Ministero dello sviluppo economico ha aperto un tavolo con l'azienda per trovare delle soluzioni.

Embargo sul carbone in vigore

É intanto già realtà invece l'embargo sul carbone russo, deciso dalle istituzioni europee a partire dal 10 agosto. I paesi membri da marzo in poi hanno ridotto le proprie importazioni per rispettare l'impegno, come mostra il grafico elaborato dai dati di Shipfix. In contemporanea sono saliti gli acquisti via mare dagli altri grandi produttori, a partire da Stati Uniti, Sud Africa, Indonesia, Colombia e Australia.

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Ma le vendite di carbone rappresentano solo una minima porzione degli incassi russi dall'Unione Europea. Secondo i dati da gennaio a maggio, sono arrivate solo al 6 per cento dei ricavi energetici di Mosca. Il resto è stato ottenuto dalle vendite di petrolio e di gas naturale.

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Vendite che peraltro stanno raggiungendo dei record storici, per via del rialzo dei prezzi energetici. Le vendite di petrolio dall'Ue sono salite per la Russia del 71 per cento, quelle di gas addirittura del 260 per cento e quelle di carbone del 170.

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