Criptovalute, in Veneto primo crac di una società italiana

Economia

Lorenzo Borga

New Financial Technology, una startup attiva nel mercato crypto senza autorizzazione, ha bloccato l'accesso ai conti dei clienti. In migliaia gridano alla truffa

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Sarebbero migliaia le vittime dell’ennesimo crac delle cryptovalute. La novità è che per la prima volta la cosa è avvenuta in Italia. È a Silea, paese di 10mila abitanti nel trevigiano, che è nata New Financial Technology, la società che venerdì scorso a causa di “problematiche interne non previste” ha comunicato ai propri clienti il blocco dei loro conti, da cui non possono più prelevare denaro nonostante gli amministratori avessero messo nero su bianco nelle documentazioni contrattuali che i soldi sarebbero stati "garantiti e al sicuro".

La promessa di un 10% di interessi ogni mese

La società prometteva il 10 per cento di interesse ogni mese, grazie a un non meglio specificato schema di algoritmi in grado di comprare e vendere criptovalute su diverse piattaforme, guadagnando sulla differenza di prezzo.

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Parte delle condizioni contrattuali offerte da New Financial Technology

E in effetti New Financial Technology per alcuni mesi ha pagato i maxi-interessi, prima di chiudere i conti. Su Telegram gli investitori rimasti senza un soldo si organizzano. C’è chi era entrato solo il 22 luglio nell’investimento e sostiene di aver perso in un colpo solo 10mila euro, l’investimento minimo, chi addirittura racconta di averne bruciati 100mila.

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Vie legali lunghe

Ma i rischi di non rivedere più i propri soldi sono concreti. Non esistono infatti reti di protezione automatiche e gli investimenti sono a rischio. Le vie legali si prevedono senza fine: secondo i legali due dei tre amministratori risulterebbero irraggiungibili a Dubai, New Financial Technology ha sede a Londra (e altre società in Svezia e nella stessa Dubai), una struttura patrimoniale tutt’altro che solida e non compare tra le realtà autorizzate della Consob per fare da operatore finanziario.

Movimento difesa del cittadino: "Possibile schema Ponzi"

L'unico amministratore ancora reperibile ha nelle ultime ore promesso agli investitori di restituire il denaro in quattro mesi, ma in pochi ci credono. Secondo il Movimento difesa del cittadino di Treviso, che ha ricevuto fino a 400 segnalazioni in questi giorni, si tratterebbe del più classico degli "schema Ponzi", in nome del famossimo truffatore Charles Ponzi. Vale a dire un castello di carta basato sull'adesione di nuovi investitori: finché continuano a essere versati nuovi soldi, questi vengono usati per pagare gli interessi a chi era entrato in precedenza. Ma quando il meccanismo si interrompe e le nuove adesioni si assottigliano, il castello di carta crolla e i truffatori scappano con il capitale. Ora si preparano le diffide degli avvocati e le querele per far partire le indagini, anche nei confronti degli agenti, una decina di investitori che hanno aiutato la società a spargere la voce e raccogliere nuove adesioni, in cambio di un compenso.

Ponzi
Charles Ponzi nel 1927 (Getty)

La valanga delle crypto

La valanga che ha colpito il mondo crypto nel 2022 ha sommerso realtà solide e riconosciute: il caso più noto è la piattaforma Celsius che è fallita, portandosi con sé quasi 4,7 miliardi di dollari dei suoi utenti. Mentre Binance era stata costretta a chiudere i propri conti per qualche ora a giugno, così come ha fatto l'exchange asiatico Zipmex a luglio. E con Bitcoin in perdita da inizio anno del 50 per cento, le truffe non potranno che continuare a venire a galla.

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