Caldo record, frutta e verdura: campi "bruciati". A rischio il 70% dei raccolti
Il caldo record di questi giorni sta rovinando la normale crescita di frutta e verdura nei campi, causando perdite enormi. Siccità e alte temperature costringono gli agricoltori ad anticipare i raccolti o limitare le produzioni, ma i danni al settore hanno già superato i 3 miliardi di euro
L’aumento delle temperature sta causando enormi danni alle coltivazioni, bruciando fino al 70% dei raccolti da nord a sud dell’Italia. Il fenomeno, unito alla siccità che da tutto il 2022 ostacola la ripresa del comparto agricolo, secondo Coldiretti ha già causato 3 miliardi di danni
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“Le scottature da caldo - spiega la Coldiretti - danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili”. Non solo le persone soffrono per le alte temperature: a ustionarsi sono anche pomodori, peperoni, albicocche, angurie, meloni e melanzane, che non riescono neppure a crescere per il troppo caldo
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"La morsa del caldo - sottolinea la Coldiretti - sta facendo danni a macchia di leopardo lungo la Penisola, con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari come possono: ombreggiando i prodotti, anche attraverso erba e foglie come barriere naturali, diradando i frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere e anticipando i raccolti il più possibile
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I dati sulla produzione rendono bene la portata del problema: -45% mais e foraggi, -20% latte, -30% frumento, -30% riso, -15% frutta e -20% cozze e vongole, uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po
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La siccità ha infatti aumentato la presenza di acqua marina nel Po e aumentato le zone di "acqua morta", dove a causa degli assalti di insetti e cavallette sono stati devastati decine di migliaia di ettari di terreno coltivato
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“In questa situazione drammatica - sottolinea la Coldiretti - più di 1 impresa agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla totale cessazione dell'attività”. Alcune di queste aspettano tempi migliori per riprendere a lavorare, altre hanno chiuso definitivamente i battenti
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Ma chi non chiude non se la passa meglio: circa 1/3 del totale nazionale delle aziende (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi di produzione
A pesare sono soprattutto i rincari per gli acquisti relativi alla produzione: si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi e al +129% per il gasolio, a cui si aggiungono rincari di oltre il 30% per il vetro, del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l'analisi Coldiretti
L’aumento dei costi di produzione e delle materie prime dipende non solo dalla situazione climatica, ma risente in particolar modo della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina
L’insieme dei fattori delinea uno scenario drammatico, in un 2022 che in Italia si classifica nel primo semestre come uno degli anni più caldi di sempre, con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica. Non solo: oltre al caldo, si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola