Ue: stop al 90% del petrolio russo entro l’anno

Economia

Simone Spina

L'Unione Europea ridurrà progressivamente l'acquisto di greggio da Mosca. Prima il  blocco dell'import via nave, poi toccherà alle forniture da oleodotto, con l'eccezione di alcuni Paesi. L'intesa sulle nuove sanzioni per la guerra in Ucraina raggiunta dopo settimane di scontri

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Non è un embargo totale, il petrolio russo continuerà ad arrivare in Europa ma sarà ridotto al lumicino. Questa è la promessa di Bruxelles, che dopo settimane di complicati negoziati, ha trovato un accordo e promette che il flusso da Mosca sarà tagliato del 90 per cento entro la fine dell’anno.

Prima stop alle navi, poi al tubo

Non sarà subito così, si partirà da una sforbiciata di due terzi, cioè tutto l’oro nero che ora arriva con le navi. La parte restante continuerà a rifornire l’Occidente tramite un tubo, l’unico da Est, risalente all’epoca sovietica e intitolato Oleodotto dell’Amicizia. Da qui l’Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che si erano finora opposti a questo tipo di sanzione, continueranno a rifornirsi; insieme a questi Stati anche Germania e Polonia, che però hanno garantito che nei prossimi mesi ci rinunceranno. E’ grazie all’impegno di Berlino e Varsavia che la numero uno dell’Unione, Ursula Von der Leyen, parla di stop agli acquisti del 90 per cento.

Il prezzo dell'embargo   

Ridurre così tanto le importazioni potrebbe rappresentare un problema per Vladimir Putin. Il Cremlino è il terzo esportatore di greggio mondiale e soddisfa un quarto dei consumi d’Europa, da dove incassa venti miliardi di dollari al mese. Denari che (insieme a quelli per il gas) finiscono per finanziare la guerra in Ucraina. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: a causa dell’embargo il prezzo del greggio sta aumentando sui mercati internazionali e non è chiaro dove gli europei prenderanno il petrolio che verrà a mancare.

I rischi per l'Italia

Non tutti hanno la stessa sete: i più dipendenti sono i Paesi orientali ma anche per l’Italia potrebbero esserci difficoltà. La quota importata da noi l’anno scorso era di poco superiore al 10 per cento ma dall’inizio del conflitto è salita per rifornire, via mare, soprattutto gli impianti siciliani di Priolo, dove si trova la raffineria controllata dalla russa Lukoil, che ha aumentato i rifornimenti da Mosca a causa delle sanzioni che le impediscono di approvvigionarsi altrove. 

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