Recovery Fund, governo: "Centreremo gli obiettivi di giugno"

Economia

Simone Spina

Per il governo sono a portata di mano i 45 traguardi necessari per avere la rata di 24 miliardi dei fondi europei anti-crisi. Entro maggio quota 30, poi gli altri nel giro di qualche settimana. Intanto, aumenta l'allarme per la mancanza di personale negli uffici pubblici

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Manca un mese al traguardo e a Palazzo Chigi c’è ottimismo: i 45 obiettivi previsti dal Recovery Fund per la fine di giugno saranno raggiunti in tempo. Diciotto erano già nel cassetto, a fine mese si arriverà a 30 e per quelli restanti è prevista una tabella di marcia per centrarli prima della scadenza. Lo spiega l’ultima relazione del governo sul Piano Nazionale di Ripresa, il programma di spesa dei fondi europei anti-crisi, di cui l’Italia ha la fetta più grande: 191,5 miliardi (ai quali aggiungere i 30,6 d fondi nazionali).

I traguardi non ancora tagliati

Secondo il meccanismo comunitario, i denari vengono assegnati a rate se si completano i compiti a casa. Per incassare i 24 miliardi della prima tranche del 2022 manca dunque una serie di progetti e regolamenti. Tra questi, l’aggiudicazione degli ultimi appalti per la connessione internet veloce, un decreto per gli incentivi fiscali sull’idrogeno, un altro decreto per la digitalizzazione delle scuole, il programma nazionale per la gestione dei rifiuti, l’accordo su Roma Caput Mundi per lo sviluppo del turismo nella capitale. Insomma, norme da approvare e contratti da firmare ma non ci sono solo i passi burocratici.

Manca il personale

Servono anche uomini e donne. Già nei mesi scorsi era stato lanciato l’allarme sulla difficoltà di trovare personale. Adesso il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ci parla delle motorizzazioni, dove dei 320 funzionari che hanno vinto i concorsi molti hanno rifiutato perché il posto non era al Sud. Problema antico, probabilmente legato allo stipendio ritenuto non sufficiente per un trasloco. Il timore è che la brutta esperienza possa ripetersi per trovare ingegneri.

Il caso "Concorso Sud"

Ma non è solo una questione geografica. Un esempio per tutti lo fornisce il cosiddetto Concorso Sud: oltre duemila posti per il Mezzogiorno che non si è riusciti a coprire del tutto, nonostante due edizioni, in parte perché molti candidati non avevano superato l’esame e in parte perché i contratti erano a tempo determinato. Ecco perché nelle scorse settimane si è deciso che i posti rimasti vacanti saranno coperti da collaboratori. Gli uffici potranno quindi  prendere consulenti (coi requisiti chiesti per il concorso), anche tra chi è in pensione.

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