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Auto, migliaia di lavoratori a rischio con l'addio a benzina e diesel

Economia

Simone Spina

Cresce sul governo il pressing di industriali e sindacati, preoccupati per il futuro delle aziende che producono componenti per motori a combustibili fossili. La vendita di macchine nuove di questo tipo sarà vietata entro il 2035. Una svolta per proteggere l'ambiente che rischia di causare la perdita di oltre 70 mila di posti

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Per un operaio che assembla pistoni le prospettive non sono delle migliori: o la sua azienda si metterà a produrre qualcos’altro, destinandolo a nuovi compiti, o rischia di rimanere disoccupato. Ne sanno qualcosa alla Bosch di Bari, dove 700 dei 1.700 impiegati della fabbrica pugliese nel giro di cinque anni potrebbero perdere il lavoro in quella che è dipinta come la prima vera crisi nel nostro Paese legata alla transizione ecologica. 

Benzina e diesel presto vietati 

Entro il 2035, infatti, le macchine nuove dovranno avere impatto zero sull’ambiente. In pratica, dal concessionario troveremo solo quelle elettriche o a idrogeno. Non si tratta di una trovata italiana, ma del programma europeo per accelerare la lotta all’inquinamento. Un piano che fa traballare migliaia di posti di lavoro.

A rischiare di più sono le imprese che producono le parti meccaniche di motori a benzina e diesel. Un settore molto importante quello della componentistica in Italia: 2.200 imprese, con oltre 161mila dipendenti, che fattura 45 miliardi di euro. Se si punterà solo sull’elettrico, sostengono i produttori, nel nostro Paese ci sarà un’emorragia da 73 mila posti entro il 2040.

L’elettrico non riuscirà a compensare questo dissanguamento. Si prevede che in tutto il Continente andranno in fumo mezzo milione di posti, a fronte di 226mila nuovi occupati, che non è detto siano però gli stessi che prima fabbricavano motori a scoppio.

Il governo promette nuovi incentivi

Industriali e sindacati sono in pressing sul nostro governo affinché intervenga. Sono stati annunciati nuovi incentivi, cioè soldi pubblici, e si vuole discutere con Bruxelles come, per esempio, proteggere la galassia di aziende che ruota intorno a marchi celebri come Ferrari, Maserati o Lamborghini che difficilmente potranno adeguarsi ai nuovi standard.

Ma il problema, come visto, non è solo di nicchia. Riguarda migliaia di piccole e medie aziende. E, ovviamente, i colossi delle quattroruote.