
Casa, proposta Ue su classe energetica: 4,5 mln edifici da riqualificare
Fa discutere l'iniziativa della Commissione europea - all'esame il prossimo 14 dicembre - che prevederebbe l'obbligo di riqualificazione energetica, dal 2030 in poi, per vendere e affittare immobili poco eco-sostenibili. Codacons: "Idea ridicola, la Corte Costituzionale la boccerebbe"

L’Unione europea accelera il suo percorso verso la riduzione di emissioni, passando anche per il settore immobiliare. Il prossimo 14 dicembre la Commissione europea presenterà la nuova direttiva sull’efficienza energetica degli immobili. Tra le proposte, fa discutere - per le ricadute burocratiche ed economiche che comporterebbe - il divieto di vendita o affitto degli edifici che non rispetteranno determinati requisiti
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Stando alle anticipazioni che arrivano da Bruxelles, se la direttiva venisse approvata nel suo impianto attuale, il divieto di vendita e affitto degli immobili che consumano troppa energia andrebbe a regime a partire dal 2030. I proprietari sarebbero dunque chiamati a eseguire interventi di riqualificazione energetica, proporzionati allo stato di partenza dell’abitazione e alla classe di efficienza energetica materialmente raggiungibile. Fuori dalla norma rimarrebbero solo gli edifici storici
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I costi dell’intervento dovrebbero rientrare nel contratto di vendita dell’immobile. Per capire l’impatto che la normativa europea avrebbe sul mercato immobiliare italiano, bisogna guardare alla legge nazionale
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Gli edifici sono suddivisi in dieci classi energetiche. La prima, quella di eccellenza, è classe A, a sua volta articolata in quattro sottoclassi. Si va poi dalla B alla G, scendendo al peggiorare dell’efficienza energetica
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Oggi, per conoscere la classificazione energetica di un edificio, bisogna guardare all’attestato di prestazione energetica (Ape), obbligatorio solo se intende vendere o affittare un immobile, oppure se lo si vuole sottoporre a interventi di riqualificazione agevolati dallo Stato (Superbonus 110%, eco-bonus, bonus ristrutturazione)
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Se la direttiva rendesse necessario l’Ape per ogni edificio sul suolo italiano, il lavoro burocratico all’orizzonte per l’Italia sarebbe massiccio. Secondo dati Istat sono 12,5 milioni gli edifici residenziali nel Paese. Di questi, 7.160.000 sono stati costruiti prima del 1970, prima della crisi petrolifera del 1973, quando l’attenzione alle tematiche ambientali era pressoché nulla

Incrociando i dati Istat con quelli forniti da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo), come fa notare il Corriere della Sera, sarebbero circa 4,5 i milioni di edifici da ristrutturare prima dell’entrata in vigore della normativa europea

L’87,9% delle certificazioni energetiche analizzate da Enea nel quinquennio 2016-2020 riguarda abitazioni di classe D oppure inferiore (il 35,7% è classe G): il 94,2% degli immobili costruiti prima del 1945 rientra in queste classi di bassa efficienza energetica, così come il 94,9% di quelli edificati tra il 1945 e il 1972

Un numero così alto di immobili da ristrutturare obbligatoriamente prima di venderli o affittarli comporterebbe un’altissima spesa per i cittadini e per lo Stato. Confedilizia si è già detta contraria all’iniziativa Ue, parlando di “una misura che lederebbe i diritti dei proprietari", come sottolineato in una nota il presidente dell'organizzazione Giorgio Spaziani Testa

Netta è anche l'opposizione dell'Unione nazionale consumatori (Unc). "Al di là del fatto che non si capisce e non sappiamo quello che vuole fare la Commissione Ue, sia chiaro fin da ora che faremo le barricate contro qualunque norma che impedisca la libera vendita di una casa solo perché ha una bassa classe energetica", ha detto Massimiliano Dona (in foto), presidente dell'Unione

La proposta – “un’idea ridicola che non potrebbe essere applicata in Italia” - non piace nemmeno al Codacons. "Non esiste alcun nesso tra il diritto di vendita di una proprietà privata e l'obbligo di efficientamento energetico che l'Ue vorrebbe mettere in capo ai proprietari di case", spiega il presidente Carlo Rienzi

Il provvedimento, dice Rienzi, “creerebbe un evidente squilibrio a danno di chi possiede una abitazione, porterebbe ad un rialzo ingiustificato dei prezzi delle case e bloccherebbe quasi del tutto il mercato immobiliare". Inoltre, secondo il presidente di Codacons, “una misura così ridicola e palesemente ingiusta verrebbe immediatamente bloccata dalla Corte Costituzionale”