Arrivano nel pieno del dibattito sulla manovra le proposte degli esperti incaricati dal ministero del Lavoro per correggere la misura contro la povertà che, come annunciato, con la legge di Bilancio subirà una stretta. Tra i suggerimenti: più aiuti per le famiglie numerose e l'ampliamento della platea degli immigrati
Mentre il governo studia maggiori controlli contro chi abusa del reddito di cittadinanza e un taglio del sussidio contro la povertà per chi rifiuta un’occupazione, arrivano i suggerimenti del Ministero del lavoro per favorire le famiglie numerose, non discriminare i cittadini stranieri e correttivi per favorire l’occupazione.
Spiega il numero uno del Welfare Andrea Orlando: "E’ una base da cui il Parlamento può partire per una riflessione e per ulteriori integrazioni”.
Alcuni dei punti della relazione del comitato scientifico guidato dalla sociologa Chiara Saraceno, promettono di infiammare il dibattito politico, come quello di includere tra i beneficiari gli immigrati residenti in Italia da cinque anni (e non da almeno dieci come adesso) o quello di far cadere l’obbligo di spendere entro un mese quanto ricevuto dallo Stato.
Diverse le modifiche che riguardano le famiglie con molti figli, ora sfavorite rispetto ai single, equiparando - per esempio - i minorenni agli adulti nel calcolo dell’aiuto economico.
Per quanto riguarda il lavoro (l’aspetto che meno ha funzionato), si mette sul tavolo la possibilità di accettare un contratto e, contemporaneamente, continuare a ricevere una parte del sussidio. Come osserva Saraceno, in molti paesi come Inghilterra, Francia, e Germania, "esiste già il fatto che si possa tenere un sostegno al reddito contemporaneamente guadagnando nel mercato del lavoro, fino a un certo livello”.
Si propone anche di offrire posti per meno di tre mesi (ma superiori a uno) ma viene bocciato quanto previsto nella manovra e cioè dover accettare un lavoro (dopo un primo rifiuto) anche a mille chilometri da casa: si tratterebbe – si legge nel documento - di regole “assurde e inutilmente punitive”.