Inflazione, il caro-vita può frenare la ripresa

Economia

Simone Spina

La crescita economica dopo le restrizioni anti-Covid sta causando un rialzo dei prezzi, trainati dall’aumento vertiginoso del costo dell’energia. La corsa potrebbe fermarsi a metà del 2022 ma le incertezze sono tante

L’ultimo traguardo raggiunto dalla corsa dei prezzi riguarda le case. In primavera in Europa il mattone è balzato a livelli che non si vedevano da oltre cinque anni. Una conferma di quanto reale sia l’incubo del caro-vita.

A trainare l’inflazione sono le quotazioni stellari dell’energia, in particolare del gas che, a causa anche delle tensioni internazionali sulle forniture, mettono in ansia le Borse, costringono le fabbriche a fermarsi e appesantiscono le bollette.

In crescita anche altre materie prime, compreso il frumento (si parla già di caro-panettone), rincari ai distributori di benzina, con ripercussioni sugli scaffali del supermercato. Ci sono, poi, i colli di bottiglia: difficoltà a reperire microchip, per esempio, perché le richieste dell'industria sono troppo alte.

Tutto questo porta a un generale aumento dei prezzi che non si vedeva da anni in Italia, dove a settembre l’inflazione è al 2,6%, nell’Eurozona (3,4%) e negli Stati Uniti (5,3%)

L'origine è da cercare nella pandemia. La ripresa, dopo le forti restrizioni che hanno imbrigliato l’economia per mesi, ha scatenato una forte domanda di beni, soprattutto di energia per riportare le produzioni a regime.

Potrebbe trattarsi di una fiammata destinata a esaurirsi presto: il Fondo Monetario Internazionale ne è convinto e stima che si tornerà ai livelli pre-Covid nella metà dell’anno prossimo.

Un’idea per il momento condivisa dalle principali banche centrali, che continuano a offrire denaro a buon a mercato, tenendo i tassi d’interesse rasoterra (allo 0% nell’Area Euro), ma pronte a cambiare strategia.

Tutto questo crea incertezza, come ha ammesso anche il ministro del Tesoro Daniele Franco. Il pericolo è che la ripresa, non uniforme a livello mondiale, rallenti anche lì dove, come in Italia, sta galoppando. Con conseguenze non solo sul potere d’acquisto, ma anche sull’occupazione e sul freno all’alto debito accumulato per far fronte all’emergenza sanitaria.

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