Dal 15 ottobre obbligo di certificazione verde anche per autonomi, come idraulici ed elettricisti, ma anche per colf, badanti e babysitter. Controlli a carico delle famiglie, ma si attendono le linee guida del governo
Chi e come controllerà sulla porta di casa se l’idraulico o la babysitter ha il green pass e può entrare? E cosa accadrà da metà ottobre per chi non ce l’ha? Sono alcune delle domande che attendono una risposta completa, dopo che il governo ha esteso la certificazione verde per tutti i lavoratori, partite Iva incluse, ma non ha ancora definito tutte le procedure specifiche.
Non è una questione di poco conto perché le mura domestiche vanno considerate come un luogo di lavoro dove chiedere il passaporto che attesta la vaccinazione o il tampone Covid. E milioni di famiglie devono sapere come comportarsi quando arriva l’elettricista, il muratore, la badante o il collaboratore domestico. Queste ultime categorie, in particolare, sono tra quelle più problematiche: su una platea di circa due milioni di questi tipi di lavoratori si stima che la metà siano in nero e, inoltre, che le percentuali di non vaccinati siano molto alte.
Chi non verifica il green pass rischia multe salate: fino a 1.000 euro, oltre a eventuali responsabilità in caso di contagi. Potrebbe quindi essere chiesto al Signor Rossi di utilizzare l’app Verifica C19, quella già necessaria per entrare – per esempio – in un ristorante al chiuso, sempre che il diretto interessato abbia uno smartphone, visto che chi ha bisogno di assistenza in casa spesso è anziano.
In attesa delle linee guida del governo, nel caso in cui il lavoratore a domicilio non abbia la certificazione, si ipotizza che non si debba pagare la prestazione e nemmeno versare i contributi all’Inps, ma sorgerebbero comunque una serie di problemi.
Se l’idraulico è un dipendente di una ditta, i controlli non sono a carico della famiglia, ma se autonomo e senza certificato si dovrà rinunciare alla riparazione del rubinetto.
Se invece si tratta, per esempio, di una colf assunta in regola ma sprovvista di vaccino o tampone, la famiglia potrà sostituirla ma non licenziarla: il decreto del governo ha escluso questa possibilità sino alla fine di dicembre.
Insomma, servono regole precise per capire meglio cosa fare in tutti questi casi tra poco più di tre settimane.