Cosa è la carbon tax di cui si sta discutendo al G20 di Venezia

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Si vorrebbe introdurre un prezzo delle emissioni inquinanti da far pagare alle aziende di tutto il mondo, per pagare le politiche di mitigazione del cambiamento climatico

Nel G20 delle finanze in corso a Venezia il clima si è preso un ruolo determinante nel dibattito. In molti si attendevano soprattutto di parlare di tassa minima globale, che sarà al centro della conferenza stampa di sabato 10 luglio, giornata conclusiva. Ma in realtà nella prima parte del vertice i ministri dell’economia dei 20 paesi più sviluppati al mondo si sono concentrati di come affrontare l’emergenza del cambiamento climatico.

La carbon tax

L’arma individuata è quella fiscale. Si vorrebbe introdurre, a partire da una proposta del Fondo Monetario Internazionale, un prezzo minimo per le emissioni inquinanti. Si tratterebbe sostanzialmente di una tassa su chi inquina, una carbon tax, che va ancora definita nei dettagli. La Francia ha proposto un "global floor", una base globale del prezzo del carbonio, "su cui tutti gli stati membri del G20 potrebbero impegnarsi", come affermato dal ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire. "C'è bisogno" ha proseguito Le Maire "di introdurre un prezzo del carbonio equo ed efficiente; in un mondo ideale il prezzo dovrebbe essere uguale, ma sappiamo che vi sono differenze politiche per questo obiettivo. Il tetto al prezzo del carbonio va in questa direzione".

Ue apripista

L’Unione Europea già si è mossa in questo senso da tempo. In Ue le aziende che inquinano in determinati settori devono pagare i cosiddetti permessi d’inquinamento – gli Ets – che nell’ultimo periodo sono diventati molto più costosi in vista di una riforma della Commissione Europea (ribadita da Paolo Gentiloni proprio al G20 di Venezia) che ne potrebbe ridurre la quantità a disposizione. Gli Ets infatti possono essere scambiati in un vero e proprio mercato, in modo tale che le aziende meno inquinanti ne ricavino un beneficio vendendo i propri permessi. È parzialmente dovuto all’aumento del costo degli Ets il rincaro in bolletta annunciato da Arera qualche giorno fa, e pure i proventi che il governo Draghi ha destinato a ridurre parzialmente gli aumenti derivano proprio dal gettito degli Ets.

Gli Usa chiedono coordinamento

Ma non tutti i paesi sembrano allineati con la misura di un prezzo minimo globale sulle emissioni. Se l’Unione Europea è molto avanti, e vuole addirittura introdurre dazi sulle importazioni di beni prodotti in modo inquinanti in paesi terzi (come l’Asia o gli Usa), Janet Yellen – la segretaria al tesoro americano – è più cauta. Al G20 di Venezia ha annunciato che gli Stati Uniti potrebbero considerare delle politiche che introducano prezzi impliciti sulle emissioni di anidride carbonica, ma - ha aggiunto Yellen - chiedendo "un maggior coordinamento fra le politiche dei Paesi" per evitare conseguenze negative e rimarcando l'importanza di organismi come il G20 per farlo.

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