Sarà prorogata la copertura statale per le linee di credito chieste dalle aziende ma la sua portata sarà meno ampia. È quanto prevede la bozza del decreto coi nuovi aiuti all'economia, che destina alle Partite Iva 18 miliardi per gli indennizzi a fondo perduto
Dopo il 30 giugno il Signor Rossi, titolare di una piccola azienda, potrà continuare a chiedere in banca un prestito con garanzia pubblica. In pratica, se il nostro imprenditore non riuscirà a saldare il debito gli verrà in soccorso lo Stato.
Col decreto Sostegni Bis queste specie di polizze, varate all’inizio dell’epidemia, saranno infatti prorogate fino a dicembre ma subiranno dei tagli.
Il paracadute, però, sarà meno ampio: l’Erario non coprirà per intero il prestito o, se già era così, ridurrà la sua rete di protezione. Per le linee di credito fino a 30mila euro (quelle più richieste) la garanzia statale scenderà dal 100 al 90 per cento. Per gli importi superiori si ridurrà ulteriormente: dal 90 al 70 per cento per i prestiti da rimborsare fino a 8 anni; dal 90 al 60 per cento per quelli fino a 10 anni.
Il governo è orientato a cambiare il meccanismo nell’ottica di una graduale riduzione degli aiuti, con conseguenti risparmi di spesa, ma, con la crisi che ancora morde, il rischio è che le aziende abbiano difficoltà per avere liquidità in tasca, perché la banca potrebbe chiedere all’imprenditore ulteriori assicurazioni.
C’è da dire, inoltre, che finora con le garanzie sono stati erogati 154 miliardi ma negli ultimi mesi le richieste sono in calo, tanto da lasciar pensare che, senza accorciare la coperta, lo Stato risparmierebbe svariati miliardi.
Questa non è l’unica misura del Sostegni Bis a favore di aziende, professionisti e altre Partite Iva. Diciotto dei 40 miliardi a disposizione serviranno per gli indennizzi a fondo perduto. Il contributo, in prima battuta, consisterà in un bonifico in base al calo del fatturato. A fine anno, poi, ci saranno i conguagli, se verrà accertato che gli utili sono scesi più del fatturato.
Previsti anche aiuti per i settori più colpiti dalle chiusure come il turismo e sconti su bollette e tributi locali, come l’Imu.
Sgravi sul costo del lavoro, poi, in vista della fine del blocco dei licenziamenti (da luglio). Le aziende che assumeranno disoccupati o che manterranno il personale, non pagheranno per sei mesi i contributi pensionistici, a patto però che, al termine degli sgravi, non li lascino a casa.