Il governo vuole inserire nel decreto Sostegni Bis una serie di misure per alleggerire il costo del personale a carico delle imprese. L'obiettivo è contenere la possibile perdita di posti nei prossimi mesi
Bisogna ancora trovare tutte le risorse, ma le proposte per tamponare una possibile emorragia di posti di lavoro sono sul tavolo. La fine del blocco dei licenziamenti è dietro l’angolo: fine giugno per le grandi imprese e 31 ottobre per tutte le altre.
Per questo il governo sta preparando una serie di attrezzi, per usare le parole del ministro del Lavoro Andrea Orlando, da inserire nel decreto Sostegni Bis la prossima settimana.
La misura principale è il contratto di ricollocazione, con l’esonero contributivo al 100 per cento. L’azienda non pagherebbe per sei mesi i versamenti per le pensioni (ci penserebbe lo Stato) nel caso in cui prenda nuovi dipendenti. Favorirebbe i disoccupati, sarebbe legato a un corso di formazione ma, se alla fine del semestre non ci sarà l’assunzione a tempo indeterminato, l’impresa dovrà ripagare lo sconto avuto.
Sgravi previdenziali di uguale entità (100 per cento per sei mesi) per le aziende più colpite dall’epidemia, come turismo e commercio, se confermeranno i loro dipendenti dopo la fine del blocco dei licenziamenti o del ricorso alla cassa integrazione. L’obiettivo è quello di evitare che vengano lasciati a casa.
Per chi ha registrato un forte calo del fatturato si dovrebbero allargare le maglie del contratto di solidarietà, che permetterebbe di ridurre al 70 per cento gli stipendi dei dipendenti a patto che non si licenzi.
Novità anche per il contratto di espansione, uno scivolo per lasciare il posto fino a cinque anni prima del traguardo della pensione o per ridurre l’orario di lavoro e che verrebbe esteso alle aziende con oltre 100 dipendenti (ora vale per quelle che ne hanno più di 250).
Infine, per la Naspi, l’indennità di disoccupazione, si punta a renderla più corposa: sino a fine anno l’assegno non diminuirà, nel corso dei mesi, come invece accade ora.