Stellantis, le prossime tappe per il nuovo gruppo FCA-Peugeot

Economia

Vittorio Eboli

Dopo il via libera delle assemblee dei soci di FCA e PSA, si apre la fase di costruzione del gruppo Stellantis: vediamo le prossime tappe e i dossier più delicati sul tavolo di Carlos Tavares. A iniziare da occupazione, elettrico, sbarco in Cina

Il 2021 di Stellantis, neonato quarto gruppo mondiale dell’auto, è già serrato e ricco di sfide: si comincia il 15 gennaio quando i soci Fiat – Agnelli in testa, ovvio – incasseranno un dividendo straordinario da 2,9 miliardi di euro, il giorno prima della firma sulle nozze tra FCA e Psa. Le azioni Stellantis arriveranno in Borsa dal 18 gennaio a Milano e a Parigi, dal 19 gennaio a Wall Street. Dopodiché, gli occhi saranno puntati sull’amministratore delegato Carlos Tavares, che sta scrivendo il piano industriale da presentare, presumibilmente, entro l’estate. Le direttrici saranno per forza tre: integrazione tra i due gruppi, investimenti sull’elettrico e sul green, sbarco in Cina.

La sfida dell'Estremo Oriente, che vale il 45% del mercato 

Per far spiccare il volo a Stellantis, il manager portoghese dovrà vincere soprattutto la terza sfida: la campagna d'Asia. L'Estremo Oriente, Cina in testa, vale il 45% del mercato, e ad oggi Fca e Psa sono marginali. Il Lingotto ha annunciato che investirà 250 milioni per incrementare la propria quota di mercato in India, al momento inferiore all'1%. Sul lato nuovi modelli, Tavares (pur accelerando sul full electric con 7 i modelli della gamma Peugeot in rampa di lancio) sembrerebbe voler puntare molto sull’ibrido, visto che la fase di transizione pare destinata a durare a lungo dopo le esternazioni di Akio Toyoda, patron della nipponica Toyota: l’auto elettrica costa ancora troppo e l'energia per farla marciare proviene da centrali che inquinano ancora tanto.

Sindacati cauti, no a tagli occupazionali

In tutto questo, il primo nodo resta quello organizzativo. Operazioni di questo tipo portano sempre con sé sinergie ma anche duplicazioni. I sindacati hanno accolto positivamente le nozze, pur restando guardinghi: quelli francesi, scottati dalla cattiva coabitazione coi tedeschi di Opel, parlano di “realtà nelle fabbriche italiane che è molto diversa, e questo ci preoccupa, temiamo il gioco dei vasi comunicanti con spostamenti di produzione da una parte all'altra delle Alpi e con l'eventuale chiusura di centri di ricerca e sviluppo. L’esistenza di doppioni tra Francia e Italia è purtroppo un’evidenza».

Landini: serve legge per lavoratori in cda

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parla di operazione storica, in un periodo di svolta epocale. “Perché la lunga catena del valore che si è imposta nei decenni del neoliberismo – dichiara in una intervista a Repubblica – ha mostrato tutti i suoi difetti proprio durante questi mesi terribili del coronavirus. Sono almeno dieci anni che i governi non si sono occupati di politica industriale, hanno lasciato che fossero le regole del mercato a guidare con i risultati che vediamo”. Landini pone poi il tema della partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle aziende: Stellantis prevede la loro rappresentanza in cd, ma “Serve una legge per renderla applicabile in Italia, altrimenti resta tutto sulla carta”, osserva Landini.

Misiani: ingresso dello Stato italiano non sia un tabù

E anche lo Stato italiano potrebbe entrare nella partita. “L’operazione Stellantis coinvolge l'interesse nazionale dal punto di vista occupazionale e industriale – sottolinea il vice ministro dell’economia Misiani – anche per questa ragione un'eventuale presenza dello Stato italiano nel capitale sociale del nuovo gruppo, analogamente a quella del governo francese, a mio giudizio non può e non deve essere un tabù. A determinate condizioni, però, che ad oggi non ci sono”.

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