Recovery, nuovi fondi europei quasi dimezzati per limitare il debito

Economia

Lorenzo Borga

Solo il 60% dei fondi europei del Next Generation Eu serviranno per nuovi progetti e nuove spese. In particolare sulle infrastrutture

Il Next Generation Eu rappresenta per l’Italia un gruzzolo da quasi 209 miliardi di euro, tra prestiti e sussidi (clicca qui per il monitoraggio di Sky TG24). Ma non tutti questi soldi si tramuteranno in spese e investimenti aggiuntivi per il nostro paese.

Fondi europei per spese "vecchie"

Il governo ha deciso che non utilizzerà tutti i fondi europei per aumentare la spesa pubblica: una parte consistente, pari a circa il 40 per cento (circa 88 miliardi), dovrebbe infatti essere destinata a finanziare progetti e misure già decise e già finanziate. La rinuncia riguarderà i prestiti, che se utilizzati per spese aggiuntive farebbero lievitare il già altissimo debito pubblico italiano. In pratica, prima del Recovery Fund l’Italia pianificava di trovare i quasi 90 miliardi per queste opere in deficit sul mercato finanziario; ora gli stessi soldi se li farà prestare dall’Europa. Ci si limita insomma a cambiare creditore, dai mercati all’Unione europea, con un risparmio sul tasso di interesse (lo stesso meccanismo del Mes sanitario).

Le infrastrutture

Uno studio dell’Associazione nazionale costruttori edili ha evidenziato su questo che per il settore delle infrastrutture i fondi stanziati per opere già in corso di progettazione e costruzione sono la maggior parte. Quello delle opere ferroviarie (soprattutto) e stradali (meno) è uno dei più importanti dei piani nazionali di ripresa e resilienza. In particolare l'Italia intende spendere la quota più alta sulla costruzione di nuove arterie di comunicazione e trasporto, considerevolmente di più di Francia e Spagna come è visibile dal grafico.

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Si tratterebbe infatti in tutto di 27 miliardi euro per infrastrutture nella maggior parte ferroviarie, di cui 18 già disponibili che verrebbero sostituiti dai fondi europei e solo 9 miliardi freschi e aggiuntivi per nuovi progetti. E le ragioni poggiano sulla realtà dei cantieri in Italia: i fondi europei vanno spesi tassativamente entro il 2026 e utilizzarne troppi  per cantieri nuovi rischierebbe di farci finire fuori tempo massimo. Un rischio su cui uno studio di Prometeia stima che riusciremo a spendere al massimo l'80% dei soldi europei, per colpa dell'inefficienza della programmazione italiana. E dunque per evitarlo pagheremo un prezzo, limitando l’impatto sulla crescita del Recovery Fund che partirà quasi dimezzato per limitare la crescita del debito pubblico.

 

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