Riforma pensioni, le possibili ipotesi per il futuro: da opzione 41 a quota 102

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Dopo la sperimentazione triennale non dovrebbe essere prorogata Quota 100. Si studiano quindi nuovi meccanismi di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Il ministero del Lavoro smentisce questi scenari. Intanto il 16 settembre si tiene un vertice tra esecutivo e sigle sindacali in vista delle misure previdenziali da inserire nella prossima legge di Stabilità

La riforma delle pensioni potrebbe tornare di nuovo ad essere un tema caldo nell’agenda del governo. Tutto ruota intorno all’idea di un probabile addio a Quota 100. Si studiano quindi nuovi meccanismi di uscita anticipata dal mondo del lavoro. E le ipotesi sul tavolo sono diverse. Intanto il 16 settembre, nel pomeriggio, si svolge un incontro tra rappresentanti dell’esecutivo e delle sigle sindacali in vista delle misure previdenziali da inserire nella prossima legge di Stabilità. 

L’addio a Quota 100

Il meccanismo di Quota 100 sembrava potesse essere prorogato, con modifiche, dopo la sperimentazione triennale. Ma nelle ultime settimane è emerso che quasi sicuramente invece non si andrà avanti. In futuro dunque non dovrebbe più esserci la possibilità di lasciare il posto di lavoro nel momento in cui età e anni di contribuzione sommati arrivano a 100. Si studia però l’alternativa. Il ministero del Lavoro smentisce categoricamente ma secondo alcune indiscrezioni di stampa una soluzione potrebbe essere una sorta di Quota 102. Un’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età anagrafica e 38 di contributi, con una riduzione dell’importo in rapporto agli anni di contribuzione in meno rispetto all’uscita tradizionale. La nuova misura entrerebbe però in vigore dal 2022, alla fine del triennio di sperimentazione per Quota 100. 

L’opzione 41

Un’altra ipotesi teorica, che piace molto ai sindacati, è la cosiddetta Quota 41 o Opzione 41, ovvero il diritto alla pensione con almeno 41 anni di contributi alle spalle, indipendentemente dall'età anagrafica. Al momento questa possibilità è prevista solo per alcune categorie di lavoratori. In questo modo si supererebbe Quota 100 e si anticiperebbe l’età pensionabile sotto i 67 anni previsti dalla legge Fornero. I sindacati vorrebbero ancorare questa ipotesi all’assegno pieno per il lavoratore in uscita.

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Ministero Lavoro smentisce ipotesi

In una nota il ministero del Lavoro ha di fatto smentito queste ipotesi di riforma delle pensioni. L'incontro del 16 settembre, spiegano, non avrà sul tappeto il superamento di Quota 100 con una riforma previdenziale che parta dal 2022 ma l'avvio di un primo confronto in vista delle misure previdenziali da inserire nella prossima legge di Stabilità. Dal ministero del Lavoro spiegano che "più volte il Ministro Catalfo ha tracciato in modo chiaro il percorso che intende seguire per raggiungere l'obiettivo di superare la legge Fornero il quale, oltre al confronto con le parti sociali, passerà attraverso il lavoro delle tre commissioni di esperti (quella ministeriale, quella sulla separazione fra spesa previdenziale e assistenziale e quella sui lavori gravosi). Solo e soltanto alla sua conclusione si delineeranno i contorni dell'intervento", precisano fonti del Ministero del Lavoro.

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La proroga di Ape sociale

Nei piani futuri sul tema ci saranno probabilmente anche le proroghe di Ape e Opzione Donna. Le sigle vogliono una proroga dell’Ape sociale 2021, anche estendendo i beneficiari alle attività cosiddette gravose o usuranti e ai lavori più esposti al rischio del contagio da coronavirus. Tra le altre richieste, l’estensione della possibilità di accesso alla pensione precoce per tutti i lavoratori per i quali si ipotizza l’estensione dell’Ape Sociale.

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Opzione Donna

Si discuterà anche della proroga di Opzione donna, già prorogata dalla Legge di Bilancio 2020. La formula permette alle lavoratrici dei settori sia pubblico che privato di richiedere la pensione anticipata, attraverso un assegno calcolato esclusivamente sulla base dell’età contributiva. Con questo meccanismo, le lavoratrici possono andare in pensione anticipatamente se hanno raggiunto 35 anni di contributi entro una certa data. Nel caso la proroga andasse in porto, le lavoratrici nate entro il 31 dicembre 1962 e le lavoratrici autonome nate entro il 31 dicembre 1961, con almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2020, potranno accedere alla pensione anticipata.

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