L'istituto di credito ha inviato una lettera ai sindacati nell'ambito dell'apertura della procedura. I tagli avverranno entro il 2023. La ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici di per venerdì 21 febbraio
Unicredit ha previsto 6000 esuberi e la chiusura di 450 filiali tra il 2019 e il 2023 in Italia. L'azienda lo ha comunicato in una lettera inviata ai sindacati nell'ambito dell'apertura della procedura. In particolare 500 sono "eccedenze di capacità produttiva" del piano appena chiuso Transform 2019 mentre 5.500 riguardano "nuove eccedenze" legate al piano Team23.
Unicredit vuole "soluzioni condivise"
È intenzione di Unicredit, si legge nella lettera ai sindacati, cercare "soluzioni condivise" e in questo ambito si guarda a quelli che maturano "il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2023 (con diritto alla pensione fino all'1 gennaio 2024 compreso)". Per le altre uscite si "intende poi valutare in via prioritaria l'attuazione dello strumento del fondo di solidarietà di settore". In relazione a questa soluzione la banca "ritiene sostenibile far riferimento all'uscita di personale più prossimo al diritto di pensione, con un anticipo medio rispetto al primo requisito pensionistico di 36 mesi, adottando finestre di uscita che garantiscano certezza di realizzazione degli obiettivi di riduzione".
Cosa prevede il piano
L'istituto "chiarisce si da ora che, nell'ambito della valutazione, si terrà conto delle residue circa 400 richieste di accesso alla sezione straordinaria del fondo di solidarietà di settore raccolte e non accettate nell'arco di piano Transform 2019 tra la popolazione maturante il primo requisito pensionistico entro il 30 giugno 2024". Poi per quelli che "successivamente al termine della raccolta del precedente piano" hanno avuto "un anticipo della maturazione del proprio requisito pensionistico entro il 1/mo giugno 2024" la banca "conferma la disponibilità a gestirne la cessazione in via prioritaria entro la fine del primo semestre 2020". Infine, nell'ambito della trattativa verranno approfondite "ulteriori forme di esodo che consentano di ampliare le forme e/o le uscite" come "quota 100, opzione donna, riscatti di periodi non coperti da contribuzione".
Catalfo convoca i vertici
Intanto la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici di Unicredit per venerdì 21 febbraio. Mentre il segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi), Lando Maria Sileoni, ha commentato la decisione di Unicredit dicendo che l'azienda "continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri, tutti già cristallizzati nella lettera di avvio di procedura sul confronto che ci è arrivata oggi".
I sindacati: esuberi non accettabili
"Il venir meno di quasi 6.000 posti di lavoro senza prevedere in Team23 un reale ricambio generazionale, non può essere accettato dal sindacato", è stata invece la risposta di Unisin/Confsal alla nota di Unicredit. Contrario al piano della banca è anche Uilca, mentre il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani ha sottolineato che "deve essere chiaro che non siamo disposti a discutere di esuberi se contemporaneamente non si parlerà anche di assunzioni. La nostra richiesta è che ogni due uscite sia prevista almeno un'assunzione".
Il piano 2020-2023
Già a dicembre, in un'altra lettera, Unicredit aveva spiegato il piano strategico 2020-2023 ai sindacati facendo sapere che l'azienda stava prevedendo in Europa occidentale 8mila esuberi e la chiusura di 500 filiali, senza rivelare le aree interessate. L'obiettivo dell'istituto di credito è creare 16 miliardi di valore per gli azionisti e aumentare al 40% la distribuzione di capitale. Il progetto, poi, prevede di realizzare un utile di 5 miliardi di euro nel 2023, con una crescita aggregata dell'utile per azione di circa il 12% nel periodo 2018-2023.