Quello dell'editore è un mestiere fatto di "coinvolgimento e condivisione", secondo l'ingegnere intervistato dal Corriere. Doti che mancherebbero ai figli Marco e Rodolfo troppo impegnati "a cercare un compratore per il gruppo"
“Un’azienda senza vertice e senza comando. Una nave senza capitano, in balia di onde altissime: perché il mestiere dell’editoria quotidiana non è facile in nessuna parte del mondo”. Non usa mezzi termini Carlo De Benedetti che affida a Aldo Cazzullo sul Corriere le sue intenzioni sul rilancio del gruppo editoriale Gedi alla vigilia dei suoi 85 anni e all’indomani della polemica con i figli Marco (attuale presidente) e Rodolfo (presidente di Cir, la holding del gruppo De Benedetti) considerati "incapaci" e "privi di lungimiranza" nella gestione del gruppo.
De Benedetti: "Bisogna investire sul digitale"
“Il metro dell’inefficacia della gestione è il prezzo di Borsa cui il titolo è precitato: 25 centesimi” continua l’ingegner De Benedetti per il quale la soluzione è “investire pesantemente sul digitale” per “assicurare un futuro di indipendenza a un pezzo di storia italiana”. “Il gruppo Espresso ha avuto in Italia un ruolo fondamentale. Merita di essere conservato e gestito. Sono convinto di riuscire a persuadere gli altri soci che si tratta di un dovere di fronte al Paese, che spetta a chi ha avuto l’onore e l’onere di gestire il gruppo”.
"I miei figli non sono capaci di fare questo mestiere"
Marco e Rodolfo De Benedetti sarebbero colpevoli, a detta del padre, di presunzione. Non riconoscerebbero i propri limiti, privi di “competenza” e “passione” “non sono capaci di fare questo mestiere”. Perché “l’editore non è un mestiere qualsiasi”, continua l’ingegnere. “Non è un lavoro impiegatizio. Ci vogliono coinvolgimento e condivisione”. “I miei figli, in particolare Rodolfo, lo considerano un business declinante. La loro grande ingenuità è continuare da tempo a cercare un compratore per il gruppo. Una ricerca inutile: in Italia un compratore non c’è”. Quello che De Benedetti propone ai figli è un “atto di responsabilità”: smettere di distruggere.
Un'offerta da 38 milioni di euro
L’offerta di Carlo De Benedetti era stata presentata in maniera ufficiale venerdì scorso, quando la sua società Romed aveva offerto 38 milioni di euro a Cir (che controlla il gruppo editoriale Gedi – che a sua volta pubblica i quotidiani Repubblica, Stampa e Secolo XIX, oltre al settimanale l’Espresso) per acquistare il 30 per cento delle azioni del gruppo editoriale Gedi. Lo scopo era di portare a un “rilancio” del gruppo, da tempo in difficoltà.