Telepass, avviato procedimento da parte dell'Antitrust
EconomiaL'Autorità sta indagando sulla possibile violazione della disciplina che vieta di impedire o applicare condizioni diverse ai consumatori che intendano pagare con domiciliazione su conti correnti esteri. Telepass: "Mai praticata la Iban discrimination"
L'Antitrust ha avviato un procedimento nei confronti di Telepass Spa per possibile "Iban discrimination", ovvero una violazione della disciplina di derivazione comunitaria che vieta di impedire o applicare condizioni diverse ai consumatori che scelgano di avvalersi, per i pagamenti, della domiciliazione su conti correnti esteri.
La nota dell'Antitrust
L'Autorità, che ha aperto il fascicolo lo scorso 18 settembre, ha fatto sapere attraverso una nota di aver avviato "un procedimento nei riguardi di Telepass per possibile violazione della disciplina di derivazione comunitaria che vieta di impedire o applicare condizioni diverse ai consumatori che intendano pagare attraverso domiciliazione su conti correnti esteri".
La violazione delle norme Ue
L'impossibilità di attivare il servizio Telepass qualora il consumatore intenda pagare attraverso un conto corrente estero violerebbe le norme "di cui al D. lgs n. 135 del 18 agosto 2015 di attuazione del Regolamento UE 260/2012". Queste ultime hanno, infatti, come obiettivo ultimo la creazione di un mercato integrato dei pagamenti elettronici in euro. L'Antitrust, che ha già notificato l'avvio del procedimento, ha aperto l'indagine a seguito di segnalazioni, rilevazioni sul sito e informazioni fornite dallo stesso professionista.
La replica di Telepass
In merito all’istruttoria avviata dall’Antitrust, Telepass precisa di "non aver mai adottato alcuna pratica di 'Iban discrimination', come comprova il fatto che diverse migliaia di clienti della Società risiedono e hanno conti correnti in Paesi europei al di fuori dell’Italia". Il marchio registrato di proprietà di Atlantia S.p.a ha poi sottolineato: "L’istruttoria dell’Antitrust riguarda un numero limitatissimo di clienti con conti su banche estere - circa una decina di persone negli ultimi due anni su un totale di 6 milioni di utenti - per i quali non è stato possibile ottenere adeguate garanzie di riconoscimento".