Istat: l'Italia è in stagnazione. Pil fermo nel secondo trimestre del 2019

Economia

Secondo le stime dell'Istituto di statistica nazionale, l'aumento del prodotto interno lordo del Paese risulta nullo nel periodo osservato, sia rispetto al trimestre precedente che in confronto al 2018. Il ministro Tria: "Dato atteso, 0,2% nel 2019 ancora raggiungibile"

La crescita del Pil, nel secondo trimestre dell'anno, è pari a zero. Questa è la stima comunicata dall'Istat sul prodotto interno lordo del Paese. Nel periodo osservato del 2019 si stima che il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia rimasto stazionario sia rispetto al trimestre precedente, sia nei confronti del secondo trimestre del 2018. Cala invece la disoccupazione, che a giugno è scesa dello 0,1% fermandosi al 9,7%: il tasso più basso da gennaio 2012. In diminuzione anche il numero di giovani senza lavoro, che si ferma al 28,1%, livello più basso dall'aprile 2011.

Tria: "Dato atteso, 0,2% nel 2019 ancora raggiungibile"

Riguardo alla crescita zero nel secondo trimestre, il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha commentato: "Il dato era atteso e riflette in larga parte il rallentamento in atto nell'economia dell'eurozona". La valutazione dell'Istat, si legge in una nota del Mef, è "in linea con le stime più aggiornate" del ministero e "descrive una situazione di complessiva stagnazione dell'attività economica". Secondo il Mef, comunque, "la crescita dell'economia italiana dovrebbe gradualmente riprendere nella seconda metà dell'anno" e "la previsione di crescita media annuale del Def (0,2%) è ancora raggiungibile". Ha parlato anche il ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio, che si è rallegrato dei dati sull'occupazione aggiungendo che bisogna "dare una spinta maggiore" che passa "dalla riduzione del cuneo fiscale alle imprese", su cui c'è già una proposta del M5S. "Mi auguro di vedere dei sì, l'Italia non può più aspettare, deve ripartire", ha aggiunto. Di diversa opinione è il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che su Twitter ha commentato: "Crescita zero. Questo governo sta uccidendo la speranza degli italiani. Organizziamo l'alternativa: vogliamo lavoro, scuola, sanità investimenti".

"Rallentamento dopo il marginale recupero"

Per l'Istat il rallentamento della crescita del Pil si è registrato dopo il "marginale recupero" congiunturale del primo trimestre dell'anno. In termini tendenziali invece si nota una, sempre lieve, accelerazione: la crescita zero succede a un Prodotto interno lordo negativo per lo 0,1%. Per l'istituto di statistica continua così la "fase di sostanziale stagnazione", visto che per il quinto trimestre consecutivo la variazione congiunturale si attesta intorno allo zero.

"La stagnazione prosegue dallo scorso anno"

La stagnazione "prosegue ormai dal secondo trimestre dello scorso anno", ha spiegato l'Istat. Queste sono comunque le stime provvisorie, la seconda lettura è prevista per il 30 agosto. L'Istituto ha ricordato inoltre come il secondo trimestre del 2019 abbia avuto "una giornata lavorativa in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2018".

"Guadagnati 100 milioni in termini congiunturali"

L'Istat fa però notare che nella stima della variazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre del 2019, c'è stato un arrotondamento per difetto e che rispetto al primo trimestre il Prodotto interno lordo ha guadagnato circa 100 milioni. Una cifra che però non basta a far scattare il segno del più davanti al dato. A livello tendenziale invece l'aggiustamento è per eccesso e si sono persi circa 180 milioni.

Dati comunque migliori rispetto alle attese

La crescita zero è comunque un dato migliore rispetto alle attese degli analisti. Secondo il sondaggio condotto dell'agenzia Bloomberg in media si prevedeva un -0,1%, sia per il congiunturale che per il tendenziale.

Diminuzione valore aggiunto in agricoltura e industria

"La variazione congiunturale - ha chiarito infine l'Istat - è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell'industria e di un aumento in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo nullo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta".

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