Se ci sarà l’ok condizionato alla proposta del gruppo italo-americano, i negoziati potrebbero durare diversi mesi se non un anno. Si tratta per un matrimonio alla pari, 50-50. Prevista l'astensione dei due consiglieri di Nissan
È stato rinviato a mercoledì 5 giugno il consiglio di amministrazione di Renault, chiamato a esprimersi sulla proposta di fusione con Fiat-Chrysler. Fonti vicine al dossier hanno precisato che i partecipanti al cda hanno confermato l’”interesse” per il progetto, che prevede un matrimonio alla pari tra i due gruppi automobilistici. L’obiettivo è formare il terzo colosso mondiale nel settore dell'auto nel quadro della fusione proposta dal gruppo italo-americano. Se ci sarà il via libera condizionato alle grandi linee del progetto, i negoziati esclusivi con Fca potrebbero durare diversi mesi se non un anno.
“Potenziale fusione 50/50”
"Il Consiglio di amministrazione di Renault - si legge in una nota diffusa dal gruppo al termine della riunione cominciato poco dopo le 15 - si è riunito oggi con lo scopo di rivedere nel dettaglio gli elementi costitutivi della proposta ricevuta da Fca (Fiat Chrysler Automobiles) il 27 maggio scorso riguardante una potenziale fusione 50/50 tra Renault e Fca". Il Cda, si prosegue nel comunicato, ha "deciso di continuare a studiare con interesse l'opportunità di una tale fusione e di prolungare i colloqui su questo tema. Si riunirà nuovamente mercoledì 5 giugno (domani) a fine giornata".
Si astengono i consiglieri Nissan nel cda
Nel corso della discussione e della successiva votazione è prevista l’astensione dei due consiglieri di Nissan, Yu Serizawa e Yasuhiro Yamauchi. Secondo il Financial Times, si dovrebbero astenere "da un voto cruciale" che "potrebbe minacciare il futuro dell'alleanza ventennale" tra il costruttore nipponico e quello transalpino. Ieri il presidente e ceo di Nissan, Hiroto Saikawa aveva detto che la proposta di Fca comporta "una fusione completa che, se realizzata, altererebbe significativamente la struttura del nostro partner Renault" e che perciò richiede "una revisione fondamentale della relazione esistente" tra i due partner dell'Alleanza.