Il presidente ha invitato la politica a evitare "parole che inducono alla sfiducia" e ha auspicato un patto governo-opposizioni per “concentrarsi sulle cose da fare”. Di Maio: "Si governa solo con dialogo", Conte vuole l'Italia "più protagonista in Europa"
"Il Paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo". È l’avvertimento che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, lancia all'assemblea annuale degli industriali, davanti alla platea con molti esponenti di governo. "Per rimetterci a correre - dice - sarà utile liberarci dal peso di parole che inducono alla sfiducia, che evocano negatività, che peggiorano il clima". E sottolinea: "Le parole di chi governa non sono mai neutre, influenzano le decisioni di investitori, imprenditori, famiglie. Le parole che producono sfiducia sono contro l'interesse nazionale". Dopo Boccia, sul palco dell’assemblea è intervenuto anche il vicepremier Luigi Di Maio, con queste parole: "La nostra sfida più grande risiede nella contaminazione delle idee, nel dialogo costante e a volte nel compromesso, perché la realtà ci insegna ogni giorno che senza confronto e dialogo questo Paese non lo possiamo governare". Ed è poi il turno del premier Giuseppe Conte che, nel suo discorso, raccoglie l’invito di Boccia "affinché l'Italia sia più protagonista sullo scenario europeo che sta cambiando e che si profila una sfida innovatrice".
Il patto governo-opposizioni e la manovra da 32 miliardi
"Confindustria propone al Governo e alle opposizioni di collaborare tutti insieme" per "una politica economica basata su realismo e pragmatismo, guidata dalla visione", dice il presidente di Confindustria. "Occorre smettere di dividersi su promesse che non si possono mantenere e concentrarci tutti sulle cose da fare, che sono tante e impegnative", cercando le “soluzioni migliori” per i cittadini. E poi aggiunge: "Se l'Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal patto di stabilità dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente con effetti recessivi”, che non sarà “semplice o indolore”.
Le elezioni europee: “Serve un’Ue forte e coesa”
Parlando delle elezioni che tra pochi giorni riguarderanno il Parlamento Europeo, Boccia avverte: "Per noi la via è una sola: un'Europa più coesa e più forte che possa competere alla pari con giganti come Cina e Usa". E "se qualcuno dice il contrario - sottolinea - deve dimostrare che esiste un modo credibile di difendere l'interesse nazionale italiano in un contesto diverso". Un’Europa “forte e coesa” che, secondo il presidente, serve anche per “gestire le sfide dell'immigrazione” e quelle che presenta la tensione in Libia che, certo, non si risolvono “chiudendo le frontiere”. "La soluzione passa per una gestione condivisa, ma anche dal contributo che le nostre imprese possono dare", sottolinea. Boccia, inoltre, si augura che “il Governo italiano sappia proporre e ottenere un Commissario con una delega qualificata in campo economico”.
“C’è urgenza di un piano shock per le infrastrutture”
Infine, Boccia propone alcune ricette che, secondo lui, il governo dovrebbe attuare. A cominciare dalla “riduzione del costo del lavoro, focalizzando le risorse sull'occupazione a tempo indeterminato” e l’eliminazione del "dumping contrattuale con una legge sulla rappresentanza" per individuare "con certezza quale sia il contratto collettivo da prendere a riferimento per la retribuzione giusta". Inoltre, per il presidente degli industriali, c'è "l'urgenza di riaprire i cantieri e avviare una grande stagione di investimenti pubblici: un piano shock per grandi infrastrutture e piccole opere destinate a mettere in sicurezza suolo, ponti, scuole e ammodernare strade". E aggiunge: "Su decreto crescita e sblocca cantieri diciamo che siamo sulla strada giusta: sono i primi segnali positivi, che sembrano superare una visione pregiudiziale verso l'attività di impresa”. Poi, una stoccata a chi è in cerca della “bulimia di consenso immediato e affida ai social la ricerca di una popolarità che si misura in termini di like: è una malattia molto grave perchè impedisce di vedere oltre il finire del giorno. Noi invece abbiamo bisogno di studiare, progettare, costruire".
Di Maio: “Europa non in discussione, lavoreremo per avere Commissario”
In merito all’Europa, il vicepremier Di Maio nel suo discorso sul palco dell’assemblea concorda con Boccia: "Alla vigilia delle elezioni europee non possiamo permetterci di mettere in discussione l'Europa e la permanenza del nostro paese in Europa". E assicura che "lavoreremo per dare all'Italia una carica di Commissario Ue in settori come industria, imprenditoria, commercio, mercato interno, perché l'Italia deve riappropriarsi di un ruolo che ci consenta di orientare la politica industriale europea". Poi aggiunge: "Rigore e crescita devono continuare a essere compatibili ribaltando la scala gerarchica" che attualmente ne regola il rapporto. Per Di Maio "la riduzione del debito pubblico deve avvenire attraverso gli investimenti e non attraverso tagli lineari".
Dumping contratturale e infrastrutture
Il ministro del Lavoro poi prosegue il suo discorso rispondendo ad alcune frasi del presidente Boccia. A partire dalla necessità di eliminare il dumping contrattuale: “È innegabile che il liberismo senza regole ha creato squilibri. Quello che vogliamo e chiediamo con forza alle istituzioni europee non è una risposta con il ritorno al protezionismo", ma è una spinta al mercato che sia "equa e reciproca". E infine sulle infrastrutture: "Un no assoluto e pregiudizievole non è nelle mie corde né per le infrastrutture, né per il mantenimento in funzione di un impianto, né per accordi commerciali".
Conte sull’Europa
"Noi siamo europeisti, siamo consapevoli di vivere in sistema integrato ma non acritico nè superficiale", aggiunge invece il premier Conte nel suo intervento, sottolineando che "occorre invertire con urgenza gli indirizzi della governance europea che ha sostenuto politiche del rigore, con effetti devastanti sul piano sociale". Per Conte, infatti, serve una revisione "delle forme e degli istituti che hanno caratterizzato negli ultimi 30 anni il progetto dell'integrazione. Serve una conversione".