Befana, il 47,9% dei giocattoli nella calza arrivano dalla Cina

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Lo dice Confartigianato, in base a dati Eurostat. Negli ultimi 10 anni, crescita del 41% dell'import nell'Unione europea di giochi realizzati in Paesi extra Ue. A difendere la qualità “made in Italy” ci sono 350 piccole imprese che realizzano un fatturato di 409 milioni

Nella calza della Befana che i bambini italiani riceveranno il 6 gennaio ci sono sempre più giocattoli stranieri. Lo rivela Confartigianato, in base a dati Eurostat. In cima alla classifica c’è la Cina, da dove proviene il 47,9% delle nostre importazioni di giochi e giocattoli. Negli ultimi dieci anni, spiega l’organizzazione, c’è stata una crescita del 41% dell'import nell'Unione europea di questi prodotti realizzati in Paesi extra Ue.

350 piccole imprese difendono il "made in Italy"

Lo scorso anno, continua Confartigianato, i 28 Stati dell'Ue hanno acquistato giocattoli dal resto del mondo per un valore di 7,4 miliardi di euro e ne hanno esportati per 1,4 miliardi di euro. Per l'Italia le importazioni dai Paesi extra Ue hanno toccato quota 507,4 milioni di euro, a fronte di un export di 75,2 milioni. Secondo la rilevazione, a difendere la qualità “made in Italy” di giochi e giocattoli sono 350 piccole imprese che danno lavoro a 1.622 addetti (il 60,9% del totale del settore) e realizzano un fatturato di 409 milioni di euro. L'Italia grazie a loro, dice Confartigianato, esporta nel mondo giocattoli per un valore di 369 milioni di euro.

Cina principale fornitore di giocattoli per Ue e Italia

Tra i Paesi che apprezzano di più i prodotti italiani ci sono Francia (19% del nostro export), Germania (14,2%) e Spagna (9,4%). Fuori dall’Ue i principali mercati per i giocattoli italiani sono Stati Uniti (2,8% del nostro export), Messico (2,7%), Russia (2,5%) e Svizzera (1,8%). La Cina, come detto, è il principale fornitore di giocattoli per l’Unione europea e per l’Italia. Il nostro Paese ne acquista, ma in quantità decisamente inferiori, anche in Francia (12,5% delle nostre importazioni di questi prodotti), in Repubblica Ceca (11,9%), in Germania (7%), in Spagna (4,8%) e nel Regno Unito (3,8%).

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