Le conseguenze delle promesse di Macron sui conti pubblici

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

Da una parte le promesse di Macron, dall'altra le conseguenze delle stesse promesse sui conti pubblici italiani. Ho cercato di fare il punto nel mio blog. 

 

Parto dalle promesse fatte in diretta tv dal presidente Macron. 

Il salario minimo dal 2019 aumenterà di 100 euro al mese (attualmente è di 1.185 euro netti mensili) e gli straordinari saranno esentati dalle tasse, così come i premi di fine anno pagati dalle imprese. Inoltre, i pensionati che percepiscono un assegno fino a 2mila euro non dovranno pagare il previsto aumento di alcune imposte legate all'assistenza sociale. 

Ma quale sarà il prezzo di queste promesse per i conti pubblici francesi? Di certo queste misure imporranno modifiche alla finanziaria parigina: il loro costo potrebbe ammontare a 8-10 miliardi di euro, pari 0.3-0.4% del Pil francese. Pil che lo stesso ministro dell'economia Le Maire ha affermato essersi ridotto dello 0.1% proprio a causa delle proteste. Ed è così che la Francia, che per l'anno prossimo aveva previsto un rapporto deficit/pil al 2,8%, potrebbe sfondare invece il 3% con un debito pubblico, che seppur inferiore al 130% italiano è comunque del 97%. 

Ora, 0,9 punti percentuali del deficit previsto da Parigi (che, come sopra, è del 2.8%) sono legati a misure straordinarie: trattasi del CICE, o Credito di importa per la competitività e l'impiego: in sostanza e in modo molto grossolano, ma giusto per spiegarlo, uno sgravio fiscale pieno a favore delle imprese. Una misura una tantum che creerà quindi, ma solo per un anno, una sorta di buco nelle entrate. Se si guarda al 2020 infatti il disavanzo cala all'1.4%. 

Certo, le promesse di Macron cambiano la situazione. E hanno attirato l'attenzione di Bruxelles, che sta monitorando la situazione in attesa di ulteriori dettagli. 

 

 

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