Il gruppo prevede la 500 elettrica ma la svolta "alla spina" è ancora un'incognita e gli investimenti richiederanno il ricorso agli ammortizzatori sociali
Il piano di investimenti annunciato da Fiat Chrysler per l'Italia rompe il silenzio carico di incognite che ha accompagnato il gruppo dopo la tragica scomparsa di Marchionne e la nomina di Mike Manley come nuovo ceo.I punti chiave restano quelli già annunciati, gli impianti italiani saranno centrali per i suv e i brand di lusso come Jeep, Alfa Romeo e Maserati, mentre Fiat sembra destinata ad essere considerata come il marchio low cost. C'è, ovviamente, lo sviluppo dell'elettrico con la 500 a batteria che verrà prodotta a Mirafiori e arriverà entro il 2020.
Rinviato l'addio al diesel
Ma la novità è l'addio rinviato ai motori diesel. Era stato previsto entro il 2021, ma si sposta in avanti proprio per consentire lo sviluppo dei propulsori ibridi ed elettrici che restano ancora un'incognita, soptrattutto dopo la vendita di un asset strategico come Magneti Marelli che proprio sul motore elettrico stava lavorando. L'addio rinviato al diesel per ora fa tirare sospiro di sollievo per i 1800 operai dello stabilimento di Pratola Serra, in Irpinia, punto di riferimento per i motori endotermici. Perchè dietro il no ai diesel fatta a colpi di annunci e di blocchi del traffico c'è un mondo fatto di lavoratori specializzati che rischiano di essere le prime vittime di questa caccia alle streghe.
Il problema cassa integrazione
Ma il problema è un altro, perchè dopo i toni rassicuranti delle prime ore, stanno emergendo i primi scogli e si tratta degli ammortizzatori sociali. A Pomigliano, infatti, dove ancora si costruisce la Panda prima dello spostamento in Polonia, gli ammortizzatori sociali scadono a settembre e non sarà più possibile rinnovare la cassa integrazione che copre 2 mila esuberi teorici su 4.600 lavoratori. Mentre a Mirafiori la cassa integrazione durerà fino a dicembre dell'anno prossimo per circa tremila addetti e per allestire le linee di produzione della 500 elettrica su cui il gruppo punta moltissimo, anche per spingere il governo gialloverde a erogare gli incentivi alla mobilità sostenibile promessi in campagna elettorale ma che nella manovra sono scomparsi.
Il caso dazi Usa
Un altro problema è rappresentato dai dazi Usa sulle macchine importate dall'Europa. Ecco Fca punta moltissimo su Alfa Romeo e Maserati come brand di lusso che, però, vengono prodotti in Italia. Così, soprattutto, per il marchio del Biscione si attende un piano di rilancio con al centro la piccola suv/crossover, un modello ormai imprenscindibile per un mercato che, ormai, "chiede" quasi esclusivamente queste vetture.