Finanza & Dintorni
Ho provato, partendo dai dati, a fare un elenco di tutti i segnali arrivati ultimamente sul rallentamento dell'economia. Dal Pil all'occupazione alla fiducia. Scritto per tutti.
La macchina si è inceppata. Questa la metafora che meglio di tutte fa capire quanto sta accadendo al nostro paese in questo momento. Il Ministro Tria parla di un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche rispetto a fine settembre.
Ho quindi pensato di ricapitolare gli ultimi dati per capire a che punto siamo. E basta dare loro un'occhiata per comprendere che “abbiamo un problema”, Houston.
L'ultimo, quello dell'Istat sull'occupazione, ha mostrato come il tasso dei senza lavoro sia tornato a salire a settembre dopo due mesi di cali al 10.1%. Dato che fa riflettere soprattutto se paragonato al resto dell'Europa, dove la disoccupazione resta stabile.
Che si pedalasse in salita era evidente anche dalle ultime stime sul Pil - sempre a cura di Istat - con una economia invariata nel terzo trimestre rispetto al 2°. Il primo stop - in sostanza - alla crescita da fine 2014. Una crescita stagnante è certificata anche dalla Banca d'Italia e dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio (+0.1% nel terzo trim.).
Decisa frenata anche per i consumi, componente essenziale per la crescita economica del paese. Le cosiddette vendite al dettaglio a settembre sono scese dello 0,8%,e il confronto è più impietoso se fatto con settembre 2017: il calo è del 2,5%. Un segnale scoraggiante in vista del Natale, soprattutto con il debole riscontro che giunge dal Pil.
Questo quadro a tinte fosche è mitigato da alcuni dati pubblicati da Istat, ovvero cresce la fiducia dei consumatori, crescono del 4,3% in Italia le imprese multinazionali estere e da Bankitalia, che comunica il calo del 22,7% le sofferenze delle banche a settembre e la crescita del 2,9% i prestiti alle famiglie e alle imprese (p.s. con sofferenze bancarie si intende proprio che la banca ‘soffre’, in quanto a prestato dei soldi - 200.000 euro al Signor Rossi per comprare casa oppure un ammontare più elevato all’azienda – e quei soldi non li rivede più). Restiamo un paese esportatore netto (ovvero vendiamo più di quanto compriamo) e anche questo male non fa.
Certo però i segnali restano preoccupanti e ad ora non porteranno in ogni caso il governo a rivedere la manovra economica. Occorrerà attendere l’anno prossimo per dare il tempo all’esecutivo di far partire le riforme e tracciare un bilancio.
P.s. Trovate gli articoli e altri spunti anche sul gruppo Facebook "Finanza & Dintorni", collegato alla pagina FB di Skytg24 (https://www.facebook.com/groups/505069703288743/).